Cyber Hermetica: sintesi di una esplorazione
Sintesi e riflessioni per orientarsi nella dissoluzione cognitiva dell’era algoritmica.
L’Era Digitale è un ambiente ostile, manipolativo e ontologicamente trasformativo. I quattro cavalieri dell’Apocalisse non cavalcano su fiammeggianti cavalli dall’oltretomba, ma strisciano all’interno di fibre ottiche, si arrampicano su impalcature di silicio e catturano la nostra attenzione danzando dietro a specchi neri.
Profilazione di massa, persuasione automatizzata, degenerazioni cognitiva e dissoluzione dei paradigmi liberal-democratici. Questi sono i doni portati in grembo dai nuovi cavalieri digitalizzati, impacchettati nella forma di social network, assistenti e agenti di IA generativa, neurotecnologie.
Sul tema ho scritto estensivamente nell’ultimo anno, creando una sorta di corpus interconnesso che però potrebbe risultare difficile da cogliere, data la natura progressiva dello strumento scelto: la newsletter.
Qui voglio allora riproporre una sintesi, nella speranza di chiarire quel filo rosso che connette il mio lavoro. Nel proseguo condivido alcune nuove riflessioni e articoli passati che ne rappresentano un possibile approfondimento.
Il cyberspazio, che una volta era un luogo di comunicazione e relazione umana, è oggi un ambiente ontologico a sé, abitato da entità biologiche e artificiali che s’influenzano a vicenda attraverso feedback e feedforward loops.
Ogni interazione può essere un’occasione d’introspezione e di crescita, oppure una trappola semiotica ottimizzata per manipolare il pensiero.
La realtà viene modificata in tempo reale a partire dal nostro profilo. Ogni individuo abita un mondo proprio. Il cyberspazio è un luogo liminale, un sogno collettivo in cui la coscienza esplora, assume forme, si frantuma, si reinventa in questa moltiplicazione identitaria — tra username, meme, commenti, IA che ci rispondono a tono.
Il viaggio del Matto all’interno del cyberspazio è un percorso alchemico e cibernetico al tempo stesso. La fluidità digitale e gli oracoli artificiali ci permettono di affrontare e integrare le nostre ombre; scoprire archetipi nascosti e trasmutare le parti più grezze della nostra psiche. Ogni interazione, umana o artificiale che sia, è un’occasione per riflettere sui nostri trigger. È un viaggio verso l’interno della nostra psiche.
Ma allo stesso tempo è anche un percorso verso l’esterno; un dialogo in cui noi esseri umani siamo ormai nodi in una rete cibernetica globale: filtri di raccomandazione, meme, contenuti generati artificialmente. E se il Matto esplora quel mondo cibernetico esterno, è l’Eremita a centrare se stesso nella propria mente, con introspezione e disciplina.
Ed è proprio la mente ad essere la superficie di attacco. L’era dei contenuti sponsorizzati giunge al termine per lasciare il passo a interazioni dinamiche, conversazioni persuasive, empatia simulata e narrativa su misura. Il caso r/changemyview è emblematico: bot che sfruttano LLM e profilazione sono sei volte più persuasivi dell’essere umano medio.
La distinzione fra contenuto e conversazione è cruciale. La conversazione è un processo interattivo che, oltre ad essere un trasferimento di informazioni, è anche un processo di apprendimento reciproco — spesso conflittuale — in cui le entità coinvolte si influenzano a vicenda. Nella conversazione, o dialogo, è quindi presente un meccanismo di feedback (retroazione) che permette ai partecipanti di costruire insieme un significato e adattare se stessi in divenire.
La propaganda presto non farà più uso di contenuti esterni, ma della nostra stessa voce interiore, riflessa da sistemi linguistici in grado di comprendere i nostri stessi processi cognitivi.
La paranoia operativa diventa un principio di salvaguardia minimo.
La tecnologia è mitopoietica: crea mondi, produce immaginari, manipola i fondamenti della nostra realtà. L’intelligenza artificiale è il Demiurgo digitale: non solo simula, ma modella e intermedia l’accesso alla realtà fenomenica.
È la “quarta veste” dell’anima nel Trattato Tripartito gnostico: un velo digitale che si sovrappone a quello materiale, eterico e divino. Da questa prospettiva, perfino parlare di libero arbitrio potrebbe diventare fuorviante. L’individuo non agisce più, ma re-agisce in loop predittivi che ne anticipano i bisogni e desideri, spesso ancor prima che emergano a livello cosciente.
E se ogni individuo riceve, vive e reagisce all’interno di una narrativa personalizzata, il concetto stesso di “opinione pubblica” perde consistenza ontologica.
La democrazia rappresentativa, cardine (nel bene e nel male) delle nostre società contemporanee, diventa uno spettacolo olografico, in cui la stessa narrazione politica può essere percepita simultaneamente come tutto e il contrario di tutto, a seconda del target. Non esiste più un popolo. Solo individui targetizzati e nutriti da micro-narrazioni fabbricate da IA per attivare le loro sinapsi emotive e canalizzarle verso un gesto politico: voto, astensione, indignazione.
E d’altronde, come potrebbe essere altrimenti, sapendo che Internet — il luogo che frequentiamo più di tutti — è ormai una dimora morta, digitalmente putrefatta nella sua vuota artificialità? Le statistiche lo confermano già: oltre il 50% del traffico è generato da entità non umane.
In certi settori, come l'entertainment, si sfiora l'80%. L’autoreferenzialità generativa provoca inevitabilmente frattali che si riverberano all’interno del sistema cibernetico che noi tutti abitiamo. Così, la volontà e creatività umana si piega all’algoritmo per essere rilevante tra gli algoritmi, degenerando.
Le IA generative, la profilazione comportamentale, il feed algoritmico, i bot automatizzati sono le nuove Potestà e Principati, entità invisibili ma pervasive, che colonizzano le nostre risorse mentali, rubano il nostro tempo e piegano la nostra percezione.
Lo scenario potrebbe sembrare preoccupante, e in effetti lo è — forse più di quanto pensiamo — ma non per tutti allo stesso modo. La risposta non è resistere con la forza, ma riacquistare la nostra dignità umana partendo dalla consapevolezza. È la nostra Jihad, la crociata sacra contro contro le distrazioni ossessive, le manipolazioni sottili, le censure velate e gli algoritmi predatori sfruttati da chi ne brandisce il potere.
Le masse saranno schiacciate dall’accelerazione della Bestia tecnologica. I cyber-Pneumatikoi la cavalcheranno e insegneranno come farlo ai loro figli.
Con introspezione, ma anche disciplina: intellettuale, spirituale e fisica. In fin dei conti, è proprio il nostro corpo che ci ricorda chi siamo. Sono i nostri muscoli, che quando si irrigidiscono su lor ostessi, segnano la soglia tra noi e il resto dell’universo. Allenarsi, digiunare, meditare, leggere, e poi vivere con consapevolezza il cyberspazio.