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Questa settimana un lettore, con l’intenzione di farmi un complimento (che ho onestamente apprezzato) mi ha scritto che sono fuori di testa e un po’ sciroccato. Un altro, tempo fa, mi scrisse che sono “un matto”. Considerando che decise di abbonarsi, immagino che lo intendesse anche lui come un complimento.
I due lettori, che ringrazio, mi hanno spinto a scavare nei meandri del mio cervello per cercare di dare un senso a queste affermazioni. Sono fuori di testa? O forse sono… un Matto? La differenza è fondamentale, e nel proseguo ti spiegherò il motivo.
Sono uno di quelli che fin da ragazzino, tra una scorribanda in skateboard e l’altra, viveva poco nel mondo reale. Fin dai primi anni 2000 mi tuffavo a capofitto in community online, forum e videogiochi online. In questi 24 anni ho assunto centinaia di identità diverse, spesso anonime, che mi hanno consentito di relazionarmi con persone di qualsiasi tipo, che spesso assumevano altrettante identità diverse.
Una nuova dimensione della coscienza
Credo che il cyberspazio e il mondo digitale possano essere visti come una nuova dimensione della coscienza, che si colloca tra il regno del subconscio e dell'immaginazione e la realtà fisica e oggettiva.
Pur avendo caratteristiche tangibili, attraverso interfacce, schermi e codici, la dimensione digitale rimane un costrutto che esiste principalmente nella sfera dell'informazione e della percezione, piuttosto che nella realtà fisica oggettiva.
In questo contesto, la coscienza umana, e specificamente l'Ego — che potremmo definire il fulcro centrale della coscienza e dell’identità personale — naviga in un territorio che sfida le tradizionali barriere tra soggettivo e oggettivo. Le relazioni digitalizzate, pur essendo reali in termini di interazione e impatto emotivo, mancano della fisicità e della tangibilità che caratterizzano le relazioni nel mondo fisico. I cinque sensi vengono annullati e tutto viene proiettato direttamente nella mente, senza filtri.
La diffusione planetaria dei social network, e più recentemente di tecnologie come l’intelligenza artificiale generativa, mettono a dura prova la percezione della realtà e della nostra identità personale. Oggi ogni individuo può facilmente moltiplicare le sue identità digitali, che diventano vere e proprie maschere Pirandelliane con cui relazionarsi con altre persone nel cyberspazio.
D’altro canto, oggi iniziamo anche ad assistere a un fenomeno del tutto nuovo: la proliferazione sui social network di bot estremamente evoluti, che grazie a deep fake e intelligenza artificiale impersonificano persone reali, arrivando a discutere tra loro e anche con esseri umani in modo del tutto realistico. Su questo, ho recentemente trovato un video tanto interessante quanto inquietante, che invito a guardare.
Nel video l’autore mostra di aver scoperto numerosi account bot che interagiscono come se fossero persone reali, fino ad arrivare a scovare anche account youtube in cui professori inesistenti (bot) discutono per ore in video estremamente realistici, a cui vengono accompagnate biografie, foto e storie credibili.
Qual è l’impatto di tutto questo su di noi? Possiamo ancora mantenere salda la percezione della realtà e di noi stessi in questo spazio liminale tra il sogno e la realtà? Oppure siamo destinati ad essere sempre più dissociati?
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