Convergendo sulla singolarità del meltdown terrestre, la cultura in fase di esaurimento accelera attraverso il suo paesaggio adattivo riscaldato dal digitech, passando attraverso soglie di compressione normate su una curva logistica intensiva: 1500, 1756, 1884, 1948, 1980, 1996, 2004, 2008, 2010, 2011…
Nulla di umano sopravvive al prossimo futuro.
Così inizia ‘Meltdown’, un breve saggio criptico e denso di concetti scritto da Nick Land nel 1994. Nick Land, oltre a essere uno dei fondatori della CCRU, è spesso definito il “padre” di una particolare dottrina filosofica di cui vi parlerò oggi: l’accelerazionismo. In generale, le idee di Nick Land possono essere descritte come un cocktail letale di nichilismo, cibernetica e anti-umanesimo.
L’entropia capitalistica
Land parte da una premessa: la modernità capitalistica ha innescato un processo autonomo di evoluzione tecno-economica. È un circuito in cui il denaro, le macchine e le informazioni si auto-amplificano in maniera sempre più rapida, riducendo gradualmente l’intervento e il controllo umani.
Il capitalismo non è solo un sistema economico, sostiene Land, ma un’entità autonoma che si auto-ottimizza, trasformando ogni valore in merce digitale.
La sua ultima iterazione sostituisce il controllo gerarchico — tipico della cultura ellenica / occidentale — con un modello cibernetico basato sull’informazione e sulla finanza — cioè sulla dematerializzazione e tokenizzazione dell’umanità e di ogni risorsa. Il denaro e i dati, entrambi digitalizzati, sono le uniche vere forme di potere.
Nick Land costruisce la sua visione della spirale capitalistica partendo dalle visioni di Deleuze e Guattari. Secondo loro, il capitalismo è un sistema schizofrenico e deterritorializzante: è costantemente sul punto di collassare, ma trova sempre nuovi modi per reinventare se stesso, generando continue mutazioni economiche e sociali, in cui tutto viene trasformato in valore scambiabile. È un sistema che spezza le vecchie strutture (feudali, religiose, morali) e riorganizza i desideri in flussi di produzione, consumo e investimento.
L’essere umano, secondo D&G, è una “macchina desiderante”, e il capitalismo è il sistema che incanala e modella questi desideri attraverso meccanismi di produzione e consumo. Questo crea una forma di schizofrenia sociale: i consumatori sono dissociati, intrappolati in una logica in cui spendono ciò che producono per sentirsi liberi, ma allo stesso tempo sono schiavi del sistema che li rende produttori di valore. L’uomo moderno è un nodo nella rete neurale capitalistica: sempre al limite tra il collasso psicotico e l’integrazione produttiva.
Eppure non è più solo una questione di produzione e scambio, ma di evoluzione termodinamica: telecomunicazioni, sistemi complessi, intelligenza artificiale. Ogni fase successiva del capitalismo aumenta il livello di automazione e riduce il controllo umano. Il risultato è una società sempre più “calda” (entropica), caratterizzata da flussi di energia e informazione in continua accelerazione. Nei prossimi tre anni saranno creati più dati (meme) di quanti l’umanità ne abbia prodotti in tutta la sua storia.
Crediamo di essere noi a guidare questa evoluzione esponenziale, ma in realtà siamo trascinati da un sistema che ormai si auto-organizza secondo logiche che sfuggono alla nostra comprensione. Chi afferma il contrario mente.
Alcuni, come Marx e gli attuali progressisti / socialisti, credono di poter controllare le forze capitalistiche. Ma come dimostra la storia, ciò è impossibile: il capitalismo è un’entità cibernetica perfettamente anti-fragile. Ogni tentativo di negare o controllare il capitalismo viene assimilato, neutralizzato e rivenduto come esperienza emozionale che cattura i cuori, trasformando la contro-cultura in prodotti da banco, merchandise, newsletter sostenute e curatissimi TED Talks.
Anche le idee più estreme vengono assorbite e trasformate: Kanye West che vende t-shirts con la swastika nazista? Non è un revival di tempi andati, ma puro Capitalismo memetico.
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