Il meme è realtà: siamo tutti nazisti
Elon Musk fa il saluto romano alla cerimonia di inaugurazione della Presidenza Trump. Oppure no. In realtà, è irrilevante. Tutto ciò che conta è il meme.
Donald Trump si insedia come Presidente degli Stati Uniti, ma chiunque abbia vissuto almeno cinque minuti nella tempolinea attuale sa che non è Trump il vero protagonista. È Elon Musk. Durante la cerimonia, Musk si è battuto la mano sul petto ed esteso il braccio come un antico condottiero romano o, secondo alcuni, come un nazista in piena cerimonia del NASDAP.
Da ore i fact-checker (cioè quelli che da piccoli erano bullizzati) analizzano ogni frame del gesto di Musk: “Era davvero un saluto romano? Si è lasciato prendere dall’entusiasmo? È troppo tempo che non dorme? Si droga?”
La risposta è irrilevante. Non viviamo più in un’epoca in cui la realtà è qualcosa da verificare. Viviamo in un mondo in cui ciò che appare è già reale. La rete neurale dei social ha già deciso: era un saluto romano. Ma anche questo è irrilevante.
Decifrare il presente con schemi del XX secolo? Sciocchi, illusi.
Vivi in una tempolinea in cui il Presidente degli Stati Uniti ha lanciato il suo memecoin $TRUMP due giorni prima dell’insediamento, raggiungendo 10 miliardi di marketcap in poche ore. Il nuovo dipartimento per l’efficienza governativa degli Stati Uniti si chiama DOGE (sì, proprio come il cagnolino-meme rappresentato sull’omonima cryptomoneta) e tra i primi Executive Order firmati da Trump ce n’è uno che attesta che al mondo esistono maschi e femmine.
Questo è il mondo in cui viviamo, ma c’è ancora gente convinta che non sia cambiato nulla negli ultimi 80 anni. Chissà come ci si sente a non comprendere il mondo in cui si vive.
Il gesto di Musk e il nazismo si inseriscono perfettamente in questo contesto: la realtà è un meme. Anzi, il meme è la realtà.
Il web trabocca di simbolismi nazisti ricontestualizzati in meme. Il nazismo non esiste. Le due affermazioni non sono in contraddizione tra loro. Il nazismo è al tempo stesso un’idea che ispira emozioni estreme (da una parte e dall’altra dello spettro) e un contenitore vuoto. Qualunque narrazione oggi può rientrarci.
Chiunque può essere definito nazista online, indipendentemente dal contesto o dalle sue convinzioni. La parola non indica più una specifica ideologia o evento storico, ma è un'etichetta universale. Tutto è nazista, nulla è nazista. Il nazismo e il suo simbolismo sono gli oggetti memetici perfetti.
Il nazismo è il simulacro perfetto, nel senso baudrillardiano del termine. Non è più legato alla realtà storica, ma un contenitore semiotico che non rappresenta più il nazismo storico, ma ciò che il meme (e la società) decide che debba rappresentare.
La simbologia nazista viene evocata (nel senso stretto del termine) per scioccare le masse e farle ridere, o per creare virus semiotici virali capaci di stimolare riflessioni e introspezioni più di un documentario o un libro di storia.
Gli schizo-video di 60 secondi con musichette dance, riferimenti a anime kawaii e sequenza velocissima d’immagini del Terzo Reich e dell’Impero Romano sono esattamente questo.
Dal 31 dicembre 1999 l’umanità è alla deriva in uno spazio senza tempo — o un tempo senza spazio. Tutto esiste e non esiste al tempo stesso. Non c’è una direzione, non c’è una costa a cui approdare. Solo onde digitali che ci avvolgono in un flusso senza fine.
Oggi abbiamo bisogno di punti fermi. I video virali che mescolano anime kawaii, musiche dance e immagini del Terzo Reich o dell’Impero Romano non sono nostalgia storica. Sono la manifestazione del bisogno umano di aggrapparsi a simboli archetipici chiari e permanenti in un’epoca in cui passato, presente e futuro collassano continuamente su se stessi nell’eterno flusso digitale e nulla ha davvero senso. Ammettilo, quante volte al giorno pensi all’Impero Romano?
Lo scopo che spinge la creazione di questi meme non è certo la restaurazione del NASDAP; quei tempi sono passati e non verranno più. Lo scopo è insito nel meme in sé. Se ti chiedi qual è lo scopo di un meme, non hai ancora capito che il meme è il messaggio e il messaggio è il meme. Il meme vive di vita propria e talvolta assume anche sembianze umane, come nel caso di Donald Trump e Elon Musk.
Musk e Trump non sono nazisti né imperatori romani, ma avatar di questo nuovo schizo-paradigma contemporaneo, col potere di manipolare e cavalcare simulacri memetici che poi vengono fatti propri dagli algoritmi e dalla percezione collettiva.
Se il meme è la realtà e la realtà è il meme, allora anche tu, che guardi, condividi, reagisci, sei parte di questa eggregora collettiva. Non è Musk ad essere nazista: tu sei nazista; io sono nazista; tutti siamo nazisti e non lo siamo al tempo stesso. Vittime e carnefici di questo grande spettacolo memetico.
Ciò che conta è comprendere le logiche della realtà memetica in cui siamo proiettati. Non c’è via d’uscita, perché non c’è mai stata un’entrata.
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