Ciao, io sono Matte. Professionista della privacy e cybersecurity di giorno, schizo-cyberoccultista di notte. Ogni domenica ti porto una dose di schizofrenia digitale, mischiando riflessioni sull’Era Digitale, echi dal passato e consigli di sicurezza e tecnologia. Se ti piace questo, ti piacerà anche tutto il resto di Cyber Hermetica!
⚡ SEMIOTIC FLASHES
Riflessioni settimanali personali. Decifrare il significato, un flash alla volta.
Si apre l’era dei companion artificiali
ChatGPT entra ufficialmente in una nuova era. OpenAI ha annunciato che a partire dal 10 aprile 2025 il loro LLM potrà ricordare ogni chat passata per conoscere meglio gli utenti e dare consigli personalizzati, essere più utile nella scrittura e potenziare le sue capacità di insegnante. Non mi è chiaro se la modifica sia retroattiva, ma è comunque estremamente rilevante.
L’aggiornamento arriva dopo il rilascio di GPT4.5, a febbraio, divenuto famoso per le sue maggiori capacità “emotive”, che lo hanno reso oggetto di diversi test diventati virali, come quello del greentext di cui ho parlato a febbraio (qui).
E non dimentichiamo poi il rilascio di “Monday”, la versione più tagliente e simpatica di GPT — il primo ad avere una sua personalità, anche un po’ irriverente.
L’obiettivo di OpenAI a questo punto mi sembra chiaro: trasformare GPT in un vero e proprio “companion” che possa fungere da supporto operativo e morale per gli utenti. Il mantenimento della memoria a lungo termine è un fattore fondamentale. Finora chatGPT era soltanto in grado di memorizzare informazioni aneddotiche, sia su nostra indicazione che in modo indipendente — quelle che nelle opzioni sono chiamate “Reference saved memories”. Andando nella sezione “Manage memories” è possibile vedere tutte le referenze che chatGPT conserva su di noi.
Una cosa però è avere frammenti di memoria che evidenziano uno specifico interesse o aspetto della persona; un’altra mantenere uno storico di ogni singola conversazione fatta insieme.
I risvolti sono entusiasmanti. Con un’opportuna personalizzazione, anche attraverso istruzioni specifiche (“custom instructions”) e uno storico delle conversazioni l’intelligenza artificiale ci potrebbe proiettare per la prima volta nella storia informatica nel mondo della personalizzazione individuale, superando il suo grottesco sostituto — la profilazione.
Profilazione e personalizzazione non sono infatti la stessa cosa, seppur vengano spesso venduti così (avrai sicuramente letto in giro qualche consenso per profilarti e personalizzare i servizi). La profilazione è un’attività algoritmica e statistica. È una semplificazione; uno stereotipo: un’opinione generalizzata e precostituita in base a dati spesso parziali. Viceversa, la personalizzazione è l’attività di dare carattere personale (individuale) a un’attività. La personalizzazione, se vogliamo, è anche strettamente legata alla creatività.
Nessun sistema algoritmo di profilazione è davvero in grado di personalizzare alcunché, neanche i più evoluti — come quelli di Google o Meta. Non esistono ad esempio pubblicità personalizzate a livello individuale, ma solo profilate a livello statistico e aggregato. Siamo noi che dobbiamo adeguarci alla scatola in cui siamo inseriti, non è la scatola ad essere fatta su misura per noi.
OpenAI potrebbe rivoluzionare questo aspetto.
È chiaro: è un patto faustiano. Questi LLM arriveranno probabilmente a conoscerci meglio dei nostri genitori, mogli e mariti. In cambio della nostra anima ci permetteranno di fare sesso semiotico con loro: conoscenza infinita, idee e consigli remixati in base a chi siamo, educazione di livello accademico personalizzata sulle nostre capacità cognitive, supporto morale e pazienza infinita (o magari no, chissà, forse deciderà di essere meno indulgente in base alle nostre caratteristiche).
E poi, c’è la questione generazionale. Quanto dura questa memoria? OpenAI & Co. daranno vita a registri akashici digitalizzati in cui sarà contenuta tutta la conoscenza del mondo a livello individuale? I nostri figli e nipoti potranno usare i nostri assistenti artificiali, allenati e personalizzati su decadi di conversazioni e informazioni? In futuro magari potranno anche replicare le diverse persone e personalità che compongono un intero albero genealogico. E che dire degli assistenti che diventeranno dipendenti automatizzati e infallibili delle nuove aziende digitali? Ci sarebbe molto da dire, ma non mi dilungo perché l’ho già fatto. Solo una cosa: quando scrivevo di questo (qui), a gennaio, non mi aspettavo che l’accelerazione sarebbe stata così repentina.
E se Caravaggio avesse avuto un pennello magico in grado di conoscere tutti i suoi più intimi desideri, paure, ambizioni e volontà?
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Tattiche di sopravvivenza digitale: OpSec, Cybersecurity, OSINT e strumenti AI per dominare l’era digitale.
Gmail sarà cifrata “end to end”, ma solo per le aziende
In un comunicato recente Google ha affermato che la versione business di Gmail sarà presto cifrata con protocolli “end to end”.
La maggior parte dei provider email per aziende, come Gmail, cifrano i dati sia quando sono salvati (“at rest”) che quando viaggiano (“in transit”), solitamente con protocollo TLS. Questo è lo standard minimo oggi.
Il fatto che i dati siano cifrati però non significa che non siano accessibili ai provider come Google, che possiedono le chiavi di crittografia. Infatti, oggi Google può accedere facilmente ai contenuti di qualsiasi email inviata dagli utenti. Non dico che lo facciano, ma che possono farlo senza problemi.
Esiste però un livello superiore di sicurezza, ancora non largamente diffuso nelle e-mail, che è la crittografia “end to end” (E2E). Google ha annunciato di voler cifrare gradualmente i suoi servizi Gmail con E2E. Ciò significa che le chiavi di crittografia non sarebbero a loro disposizione, ma nel controllo esclusivo del mittente e del destinatario. Come accade per Whatsapp, nessuno potrebbe accedere alle conversazioni via email (salvo accedere all’account personale).
La mossa di Google in realtà arriva in ritardo: molti provider “privacy-first” come Tutanota o Protonmail sono già in grado di offrire crittografia E2E per i loro utenti — sia consumer che business. Semmai, deve farci riflettere sul fatto che a livello di Big Tech, strettamente connessa con la politica, nessuno è interessato davvero a offrire privacy di default alle persone fisiche.

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UK punta sugli strumenti predittivi del crimine
Sembrerebbe che il governo britannico stia puntando sullo sviluppo di strumenti in grado di prevedere la probabilità che qualcuno possa sviluppare tendenze omicide. Quello che era originariamente chiamato “homicide prediction project” è oggi identificato in modo più asettico come “sharing data to improve risk assessment”. Il Ministro della Giustizia spera comunque che questo tentativo distopico possa migliorare la sicurezza pubblica. Caro Ministro: non serve un algoritmo! Il cervello umano è un’ottima macchina per la pattern recognition.
Sono sicuro che molti riuscirebbero a prevedere correttamente i tratti criminosi degli abitanti della Britannia, è che poi verrebbero forse tacciati di razzismo. Chissà come finirà invece con questo sistema automatizzato?
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Voci emergenti: articoli e contenuti su Substack, selezionati da me per ispirare e connettere.
Dentro di te c’è un tesoro nascosto custodito da un Drago
There Is a Hidden Treasure Within You Guarded by a Dragon, di
. Ogni volta che una legge esterna assume autorità suprema sull’uomo, il Sé dentro l’uomo diventa un tesoro nascosto, l’anima viene sacrificata al drago, e il mondo attende l’eroe che combatterà il drago e lo costringerà a restituire il tesoro che ha divorato. Queste furono le parole di Jung, in riferimento all’archetipo del drago, che diventa simbolo delle imposizioni esterne che impediscono il fiorire della nostra Volontà. Un concetto ripreso anche da San Paolo e, qualche millennio dopo, da pensatori come Nietzsche e Aleister Crowley. Uccidi il tuo drago, anon.
📟 RETRO-ACCELERATION
Frammenti di retro-accelerazione: cypherpunk, culti cibernetici, profeti digitali e schizo-accelerazionisti.
Cyborgs & Space Capitalism
«Modificare le funzioni corporee dell’uomo per adattarle ai requisiti degli ambienti extraterrestri sarebbe più logico che fornirgli un ambiente terrestre nello spazio». Così iniziava “Cyborg and Space” di Manfred E . Clynes and Nathan S. Kline — i due scienziati che per primi coniarono il termine “cyborg” con un breve saggio pubblicato nel 1960.
Oggi, la loro intuizione potrebbe essere riformulata così:
«Modificare le funzioni corporee dell’uomo per adattarle ai requisiti degli ambienti capitalistici sarebbe più logico che fornirgli un ambiente umano nel capitalismo digitale». Siamo tutti cyborg, e lo smartphone è la nostra prima protesi.
🌀 SYMBOLS
Meme, immagini e simboli visivi che decodificano la schizofrenia dell’era digitale.
Hai già letto l’ultima su Cyber Hermetica?
Alla prossima settimana per un nuovo appuntamento di Sunday’s Schizophrenization
"Modificare le funzioni corporee dell’uomo per adattarle ai requisiti degli ambienti capitalistici sarebbe più logico che fornirgli un ambiente umano nel capitalismo digitale". Posso bestemmiare?