Ciao, io sono Matte. Professionista della privacy e cybersecurity di giorno, schizo-cyberoccultista di notte. Ogni domenica ti porto una dose di schizofrenia digitale, mischiando riflessioni sull’Era Digitale, echi dal passato e consigli di sicurezza e tecnologia. Se ti piace questo, ti piacerà anche tutto il resto di Cyber Hermetica!
⚡ SEMIOTIC FLASHES
Riflessioni settimanali personali. Decifrare il significato, un flash alla volta.
Il lavoro rende liberi
Rispetto a cent’anni fa, potremmo pensare di aver vinto la battaglia contro la fatica. Il progresso tecnologico ci ha portato grandi benefici e comfort: le macchine hanno preso il nostro posto nei campi e nelle fabbriche, software e algoritmi ci hanno invece sostituito nei processi aziendali e nei calcoli.
Le ore medie lavorate in occidente sono diminuite, mentre i redditi e la produttività sono cresciuti — almeno fino al 1971, quando gli usurai internazionali hanno accelerato il processo di distruzione finanziaria iniziato 60 anni prima. Da allora, il progresso tecnologico ha accelerato senza sosta. Abbiamo inventato strumenti per ridurre lo sforzo, aumentare l’efficienza, moltiplicare la velocità.
L’operaio del primo Novecento passava dieci ore al giorno in fabbrica, sei giorni a settimana. A prima vista si potrebbe sostenere che oggi lavoriamo molto meno rispetto a cent’anni fa. La tecnologia, si diceva - e continuiamo a dire - ci renderà liberi, ma non pare proprio così.
Oggi un operaio o un impiegato lavora in media 8 ore al giorno, per 5 giorni a settimana. Eppure, se consideriamo che oggi anche le donne lavorano in media 40 ore a settimana, possiamo facilmente affermare che su base pro capite il tempo medio trascorso lavorando è diminuito molto poco rispetto a cent’anni fa. Il calo delle ore lavorate dagli uomini è stato completamente assorbito dall’ingresso delle donne nel mondo del lavoro.
Tenendo conto di questi fattori, alcuni studi indicano un aumento del tempo libero di circa 4-5 ore settimanali: un secolo di miracoli tecnologici e automazione per guadagnare mezz’ora al giorno di tempo libero. E a ben vedere, quella mezz’ora è spesso passata in bagno, a scrollare feed di Instagram e TikTok col cervello spento.
Abbiamo smesso di sollevare sacchi di carbone, ma continuiamo a piegare la testa su metriche, scadenze, dashboards e progetti manageriali, in una corsa ripetitiva che non finisce mai: ogni giorno uguale a se stesso. Produci, consuma, muori. Il lavoro è diventato meno fisico, ma non meno totalizzante. E se prima era l’essere umano a muovere e usare macchine, oggi sono le macchine a muovere e usare gli esseri umani. Sono le macchine, gli algoritmi e i software gestionali a dettare KPI, scadenze. Sono i software a registrare ogni nostra azione, conversazione, operazione, per trasformarle in “business intelligence”. Cannibalizziamo noi stessi, per diventare sia lavoratori che input produttivi di processi secondari.
Ogni mattina, prima di salire anch’io sulla ruota della produzione capitalistica, corro in giro per il paese.
Le strade sono vuote, i giochi per bambini nei parchi pubblici sembrano relitti naufragati nell’erba. Il mondo intero aspetta il fine settimana per riacquistare colore e una falsa sensazione di vita, che si traduce nello spendere ciò che abbiamo guadagnato nei cinque giorni precedenti. Un ciclo schizofrenico di produzione e consumo; un gioco sadico a somma zero di cui siamo sia vittime che protagonisti.
E le donne sono le vittime più beffate: convinte, in nome di una astratta emancipazione, a cercare la libertà non dal lavoro, ma nel lavoro.
In un paradosso senza precedenti, perfino i più arditi detrattori del capitalismo incoraggiano le donne a farsi schiave volontarie di un tempo cronometrato — confondendo l’autonomia (da cosa?) con l’alienazione. La donna era libera, ma ha scelto di diventare impiegata. E così anche lei produce, consuma, muore; piuttosto di creare, accudire, amare.
Anche chi diventa madre viene spinta dal sistema ad abbandonare presto quel ruolo, sostituendolo con scatole di cemento chiamate asili nido, nutrizione industriale in barattolo, e tablet come surrogati dell’attenzione umana.
Nonostante il comfort e le promesse della tecnologia, l’umanità ha deciso di rimanere prigioniera di se stessa, riservando lo stesso fato ai suoi figli.
I loro occhi si aprono su un mondo dove ogni ora di vita è già venduta in anticipo, per ripagare un debito col futuro che continua ad aumentare sotto alla pressione dello schema Ponzi finanziario/previdenziale e dell’ipervelocità capitalistica. Compiti, performance, premi, punizioni e indottrinamento ottimizzato per creare la nuova classe di lavoratori che prenderà il posto dei genitori, quando questi saranno troppo stanchi per sostenere il sistema parassitario che li ha convinti a donare volontariamente la loro risorsa più preziosa: il tempo.
“Advertising has us chasing cars and clothes, working jobs we hate so we can buy shit we don't need. We're the middle children of history, man. No purpose or place. We have no Great War. No Great Depression. Our Great War's a spiritual war... our Great Depression is our lives.”
💻 DIGITAL GRIMOIRE
Tattiche di sopravvivenza digitale: OpSec, Cybersecurity, OSINT e strumenti AI per dominare l’era digitale.
Dumbphones: meno internet, ma più rischi
Molti cercano rifugio nei cosiddetti dumbphones per disintossicarsi dal sovraccarico digitale ed essere meno tracciabili. Niente social, niente notifiche, niente app. Occhio però: questi dispositivi, spesso percepiti come più “anonimi”, nascondono invece diverse insidie:
Chiamate e SMS non sono cifrati: tutti i contenuti possono essere intercettati con facilità da operatori, autorità o IMSI-catcher
Aggiornamenti di sicurezza: spesso non ricevono aggiornamenti, ciò li rende vulnerabili a diversi attacchi
Funzionalità di rete: la rete 2G, usata da molti dumbphones, è notoriamente insicura e vulnerabile a spoofing e sorveglianza passiva
Firmware: alcuni modelli sono prodotti da aziende sconosciute, con firmware chiuso e non verificabile
Niente crittografia E2E: su questi telefoni non è possibile usare app cifrate per la comunicazione, come Signal o Session
Un dumbphone può sembrare una scelta radicale per chi vuole “sparire”, ma la verità è che sono utili solo come telefoni usa e getta, e non per un uso continuativo. L’alternativa migliore è usare smartphone ben configurati, con OS de-googlizzati, SIM anonime, e app open source con crittografia end-to-end.

📡 DIGITAL SOVEREIGNTY SIGNALS
Trasmissioni dalla infosfera: eventi globali, data breach e notizie che impattano la nostra realtà digitale.
Il dipartimento IT diventerà il dipartimento HR dei lavoratori digitali. Secondo il CEO di Nvidia, presto gli uffici IT delle aziende non si troveranno a dover gestire soltanto strumenti tecnologici e software, ma veri e propri agenti-lavoratori digitali che entreranno a far parte della forza lavoro aziendale… insieme alle risorse biologiche. A pensarci viene il mal di testa, per diversi motivi…
🌐 SUBSTACK’S SUBNET
Voci emergenti: articoli e contenuti su Substack, selezionati da me per ispirare e connettere.
Notes on e/acc principles and tenets, di
. Secondo la filosofia e/acc (effective accelerationism) l’universo favorisce l’adattamento intelligente e l’espansione entropica della coscienza. Il nostro ruolo – come agenti dentro a questo sistema adattivo– non è quello di frenare ma di accelerare il processo. Secondo e/acc il capitalismo è una forma di intelligenza distribuita che ha l’obiettivo universale di dissipare energia nel modo più efficiente possibile. Rispetto ad altre correnti accelerazioniste, come r/acc o l/acc, questa si pone in modo neutrale rispetto alla “singolarità”: né distopia in-umana, né utopia da “comunismo di lusso automatizzato”… semplicemente un’inevitabilità ontologica.Per approfondire le altre correnti accelerazioniste ti consiglio l’ultimo articolo pubblicato, lo trovi a fondo pagina!

📟 RETRO-ACCELERATION
Frammenti di retro-accelerazione: cypherpunk, culti cibernetici, profeti digitali e schizo-accelerazionisti.
In una intervista del 1965 Isaac Asimov, professore di biochimica passato alla storia per i suoi romanzi di science-fiction, parlava delle sue tre leggi della robotica e di un possibile futuro in cui gli esseri umani avrebbero fatto sempre più uso di organi e protesi artificiali, mentre i robot avrebbero assomigliato sempre più agli umani, con elementi organici. Nel mezzo, un ibrido; la fusione tra umanità e robotica.
Oggi le sue idee non sembrano più così tanto “fiction”.
🌀 SYMBOLS
Meme, immagini e simboli visivi che decodificano la schizofrenia dell’era digitale.
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Alla prossima settimana per un nuovo appuntamento di Sunday’s Schizophrenization
"Il popolo è assoggettato nella miseria dal sudore della sua fronte in un modo assai più formidabile che non dalle leggi della schiavitù. Da quest'ultima, i popoli poterono affrancarsi in un modo o in un altro, mentre nulla li potrà liberare della completa indigenza." [cit. documento etrusco]