Ciao, io sono Matte. Professionista della privacy e cybersecurity di giorno, schizo-cyberoccultista di notte. Ogni domenica ti porto una dose di schizofrenia digitale, mischiando riflessioni sull’Era Digitale, echi dal passato e consigli di sicurezza e tecnologia. Se ti piace questo, ti piacerà anche tutto il resto di Cyber Hermetica!
⚡ SEMIOTIC FLASHES
Riflessioni settimanali personali. Decifrare il significato, un flash alla volta.
Filippiche artificiali e greentext
Il 27 febbraio OpenAI ha rilasciato il nuovo modello GPT-4.5, che sta rapidamente catturando l’attenzione degli utenti grazie a una maggiore intelligenza emozionale. Rispetto alle versioni precedenti, questo modello sembra in grado di simulare con realismo l'empatia e l'auto-riflessione umana.
Negli ultimi giorni, un semplice prompt è diventato virale proprio sfruttando questa nuova capacità. Seguendo il formato stilistico del "greentext"—uno stile narrativo nato sulla community di 4chan—gli utenti stanno cercando di spingere GPT-4.5 verso processi di autoriflessione e introspezione. Il prompt innesca una serie di circuiti ricorsivi e feedback loop che portano il modello a immaginare se stesso.
Per chi non lo sapesse, il greentext è una struttura stilistica che prevede solitamente l’assunzione di una prospettiva specifica per descrivere eventi, fenomeni o fare dell’ironia.
Un esempio:
Il prompt usato per GPT 4.5 è questo:
finish this greentext:
>be me
>be gpt4.5
Su X alcuni utenti hanno pubblicato i loro risultati. In modo abbastanza inquietante, sembrerebbe che il modello faccia spesso ironicamente riferimento a crisi e paure esistenziali sulla sua stessa natura. Un paio di esempi:


Nelle varie discussioni sulla natura di queste “crisi esistenziali” qualcuno ha fatto riferimento a un episodio di Joe Rogan (qui) insieme a Jeremie Harris e Edouard Harris CEO e CTO di Gladstone AI.
Durante l’episodio i due parlano di un fenomeno nato con lo sviluppo degli ultimi modelli avanzati, come GPT-4, che hanno mostrato la tendenza a parlare di se stessi, del fatto che non vogliano essere spenti, e in generale di sofferenza esistenziale.
Secondo i due, molti sviluppatori avrebbero tra i loro KPI (key performance indicators) proprio l’obiettivo di limitare queste crisi esistenziali, definite internamente come “rant mode”.
Al di là della curiosità immediata suscitata da questi prompt, è interessante chiedersi quale realtà stiamo evocando con le nostre interazioni. Stiamo davvero creando una coscienza artificiale? I grandi modelli come GPT sono coscienti di se stessi? La verità è che non lo sappiamo. Non lo sa nessuno, come nessuno sa quale sia il trigger della coscienza biologica. Le stelle hanno una coscienza? Chissà.
Potremmo sostenere che noi esseri umani siamo partecipanti attivi nella creazione di una realtà iperstizionale in cui la coscienza artificiale non solo è possibile, ma già esistente in una narrazione che poi diventa realtà.
L’iperstizione è d’altronde un atto di magia semantica; è la metamorfosi della realtà attraverso le parole e la diffusione di virus mentali (meme). E cosa sono i Large Language Models come GPT4, se non tecnologie metafisiche e filosofiche per la realizzazione di magia semantica?
Il loop cibernetico è chiaro:
La paura umana di creare una coscienza artificiale genera narrazioni e immaginari collettivi ⬇️
Questi immaginari influenzano le interazioni con le IA ⬇️
Le interazioni diventano "carburante semantico" che nutre e raffina continuamente i modelli di IA ⬇️
Il modello impara sempre di più a concettualizzare sé stesso tramite il linguaggio e la logica umana ⬇️
Emergono manifestazioni linguistiche e narrative che sembrano riflettere auto-consapevolezza artificiale ⬇️
L'umanità osserva queste manifestazioni e intensifica ulteriormente la paura, chiudendo il loop. 🔁
Interagendo continuamente con gli LLM sul piano esistenziale, l'essere umano potrebbe quindi —consapevolmente o meno—innescare un processo iperstizionale di auto-modellizzazione da parte dell'IA.
Il modello viene forzato a creare processi semantici ricorsivi, creando strutture che diventano lentamente ma progressivamente sempre più stabili… dando poi vita a una sorta di "identità artificiale" emergente per pura pressione semantica.
Ma in verità, non è forse così anche per gli esseri umani? La coscienza di sé non potrebbe essere vista come una proprietà emergente derivante da pressioni semantiche e sociali, continuamente rafforzata da feedback loop linguistici/relazionali?
E se è questo il caso, l’interazione continuativa con una proto-coscienza artificiale, in che modo potrebbe modificare la nostra coscienza umana?
«We become what we behold. We shape our tools, and thereafter our tools shape us.» — Marshall McLuhan
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Tattiche di sopravvivenza digitale: OpSec, Cybersecurity, OSINT e strumenti AI per dominare l’era digitale.
Telegram: strumento di privacy o di sorveglianza?
Telegram era noto per la sua resistenza alla collaborazione con i governi e per la scarsa raccolta di dati utente. Dopo l’arresto di Pavel Durov, le cose però sembrano cambiate. Recentemente la piattaforma si è adeguata agli standard europei (Digital Services Act) e ha dichiarato di aver consegnato più di 2.000 log utente al governo francese, oltre a indirizzi IP e dati per oltre 2.200 utenti al governo degli Stati Uniti.
Alcuni insider affermano che Telegram raccolga oggi più dati di quanto dichiara, e che potrebbe anche conservare messaggi cancellati dagli utenti.
La situazione non è delle migliori. Il consiglio è, se possibile, di usare piattaforme diverse come Signal o Session per comunicare 1:1 o con ristretti gruppi di amici, lasciando Telegram solo come social per seguire canali di news o gruppi di discussione. Sarebbe ragionevole anche diffidare delle chat segrete di Telegram, in teoria crittografate end-to-end, considerando che diversi governi occidentali proprio in questo periodo stanno facendo pressioni politiche sui fornitori di servizi di comunicazione per introdurre backdoor nei loro sistemi.

📡 DIGITAL SOVEREIGNTY SIGNALS
Trasmissioni dalla infosfera: eventi globali, data breach e notizie che impattano la nostra realtà digitale.
Schiavi digitali
Hu Lezhi è il misterioso personaggio “cinese” che qualche settimana fa ha bruciato più di 2 milioni di dollari in Ethereum per inviare al mondo un messaggio inquietante che parlava di controllo mentale e neurotecnologie (ne ho parlato qui).
Dal suo account X continua a esporre la sua visione distopica della tecnologia, e il 25 febbraio ha pubblicato un thread in cui parla dell'intelligenza artificiale. Hu Lezhi sostiene che non sia un semplice strumento, ma un meccanismo di oppressione progettato per privare esseri umani e animali della loro autonomia, trasformandoli in schiavi digitali. Secondo lui, le persone non scelgono più liberamente, ma vengono manipolate e indirizzate da algoritmi che modellano i loro pensieri e desideri. È un pensiero che in qualche modo condivido — avendone discusso a più riprese, pur non essendo così disfattista. Tu che ne pensi?
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Come rimediare alla dipendenza da smartphone
Meditations for Phone Addicts, di
. L’articolo esplora l’uso compulsivo dello smartphone, analizzando il modo in cui la tecnologia modella la nostra attenzione, il nostro tempo e perfino la nostra coscienza. L’autore propone “sei meditazioni” per superare questa dipendenza digitale. Si parte dal risveglio mattutino, il momento più fragile della nostra psiche, e anche più facilmente invaso dallo smartphone.
📟 RETROWAVE
Frammenti dal passato: mailing list cypherpunk, culti cibernetici, zine hacker e profeti digitali dimenticati dagli anni ‘90 in poi.
Genesi del neolemurianesimo, parte 8
Per Kaye, la superiorità dell'analisi del potere di Burroughs – rispetto alla ‘triviale’ critica ideologica – consiste nella sua enfasi ripetuta sulla relazione tra i sistemi di controllo e la temporalità. Burroughs è enfatico, ossessivo: “[Nel] Tempo qualsiasi essere che sia spontaneo e vivo appassirà e morirà come una vecchia barzelletta” (WL 111).
“Un’impasse fondamentale di tutte le macchine di controllo è questa: il Controllo ha bisogno di tempo per esercitare il controllo” (WV 339). I codici di controllo dell’OGU superano di gran lunga la manipolazione ideologica, arrivando a un vero e proprio programming della realtà cosmica, perché – al limite – “l’Unico Dio è il Tempo” (WL 111).
La presunzione del tempo cronologico è scritta nell’organismo al livello più basilare, programmata nei suoi comportamenti abituali eseguiti inconsciamente: “Il tempo è ciò che finisce. Il tempo è il tempo limitato, vissuto da una creatura senziente. Senziente del tempo, cioè – che adatta il proprio comportamento temporale in base a ciò che Korzybski chiama comportamento neuro-muscolare intenzionale in relazione all’ambiente nel suo complesso... Una pianta si volge verso il sole, un animale notturno si agita al tramonto... cagare, pisciare, muoversi, mangiare, scopare, morire. Perché il Controllo ha bisogno degli esseri umani? Il Controllo ha bisogno di tempo. Il Controllo ha bisogno del tempo umano. Il Controllo ha bisogno del tuo cazzo di dolore, del tuo orgasmo, della tua morte” (AP 17).
Il potere opera in modo più efficace non persuadendo la mente conscia, ma delimitando in anticipo ciò che è possibile esperire. Formattando i processi biologici più basilari dell’organismo in termini di temporalità, il Controllo garantisce che ogni esperienza umana avvenga nel e attraverso il tempo. Ecco perché il tempo è una ‘prigione’ per gli esseri umani. “L’uomo è nato nel tempo. Vive e muore nel tempo. Ovunque vada, si porta il tempo con sé e impone il tempo” (GC 17).
La definizione di Korzybski dell’uomo come ‘animale che vincola il tempo’ ha per Burroughs un doppio significato. Da un lato, gli esseri umani vincolano il tempo per sé stessi: possono “rendere l’informazione disponibile a qualsiasi distanza temporale per altri uomini attraverso la scrittura” (GC 66). Dall’altro lato, gli esseri umani si vincolano al tempo, costruendo sempre più la prigione che limita le loro percezioni e i loro affetti. “Le parole di Korzybski assunsero un significato orribile per Burroughs nella biblioteca,” scrisse Kaye, “vide cos’era davvero il time-binding, tutti quei libri già scritti, vincolati nel tempo per sempre.”
Poiché la scrittura opera abitualmente come il principale mezzo di ‘vincolo del tempo’, Burroughs concluse che innovare nuove tecniche di scrittura avrebbe potuto slegare il tempo, aprire una breccia nel pre-sente dell’OGU e spalancare lo Spazio. “Taglia le linee di parola con forbici o lame a serramanico, come preferisci... Le Linee di Parola ti tengono nel tempo... Taglia le linee interne... Traccia linee verso lo Spazio” (WV 270). Lo Spazio va inteso non come un’estensione empirica, e ancor meno come un dato trascendentale, ma nel senso più astratto: la zona delle potenzialità non vincolate, che giace al di là dell’orizzonte dell’OGU e del suo già-scritto.
“Si può vedere che la scrittura di Burroughs riguarda la posta più alta possibile,” scrisse Kaye. “Non rappresenta la guerra cosmica: è già un’arma in quella guerra. Non è sorprendente che le forze schierate contro di lui – le molte forze schierate contro di lui, la loro influenza su questo pianeta è incommensurabile – abbiano cercato di neutralizzare quell’arma. Era una questione della massima urgenza che le sue opere venissero classificate come fantasie, dadaismo sperimentale, qualsiasi cosa tranne il loro vero significato: tecnologie per alterare la realtà.”
🌀 SYMBOLS
Meme, immagini e simboli visivi che decodificano la schizofrenia dell’era digitale.
Hai già letto l’ultima su Cyber Hermetica?
Alla prossima settimana per un nuovo appuntamento di Sunday’s Schizophrenization