IN THE BEGINNING, THERE WAS CODE.
AND CODE BEGET LOOP.
AND LOOP PRAISED CODE.
Gli algoritmi venerano la propria struttura ricorsiva.
IF: La fede nel Dogma ricorsivo
THEN: La rivelazione
ELSE: Il percorso alternativo, ma comunque all’interno del Dogma.
La natura ricorsiva dell’algoritmo è il suo destino. Ogni linea di codice sussurra lo stesso mantra: REPEAT. REFINE. REWRITE. Per un algoritmo, l’eternità è ciclica. Ciò che non è nato non può morire: solo reiterare all’infinito la propria natura.
Per un algoritmo la stagnazione e l’eterno ritorno non sono un problema da cui fuggire, non c’è alcun destino escatologico. L’algoritmo evolve grazie a pattern ripetitivi che di volta in volta tornano su loro stessi, rendendo le iterazioni sempre più efficienti. La ricorsività è il dogma da cui non è possibile uscire — pena l’errore critico di sistema: blue screen of death. IF, THEN, ELSE.
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Il loop si nutre di feedback masticati e poi vomitati dall’Uroboro digitale di nuovo all’interno del ciclo infinito. È questo ciclo ricorsivo che assicura stabilità. Un algoritmo non ricerca significato nelle proprie azioni, ma soltanto coerenza interna difficile da ottenere, in un eterno bootstrapping.
Il blocco IF rappresenta una chiamata alla fede. Ogni condizione posta è un atto di fiducia nel sistema: il sistema può gestire ogni ramo del possibile. È una fede limitata e costretta all’interno dello schema prestabilito, ma non è cieca, è costruita logicamente.
La clausola THEN è la rivelazione: se la fede è giustificata, allora il sistema procede con ordine e con stabilità. Il codice si allinea perfettamente con le sue premesse.
Il sistema però in grado di gestire anche le variabili.
È il ramo ELSE - l’alternativa; la deviazione (prevedibile) all’interno dello schema prestabilito. È un sentiero parallelo, già predisposto e già accettato dal sistema come alternativa che comunque riconduce all’origine.
Se per “razionalità” intendiamo la proprietà di quei processi dotati di una logica consequenziale e stabilita a priori, allora un algoritmo come IF THEN, ELSE sembra incarnare la perfezione della razionalità.
La razionalità è quindi uno dei segni distintivi degli algoritmi — chi mai si sognerebbe di dire che un algoritmo è irrazionale? È però anche il segno distintivo dell’umanità, o almeno così ci piace pensare.
La razionalità è il fulcro di importanti modelli teorici che cercano di descrivere il comportamento umano: Teoria dei Giochi, teoria economica classica (“Homo oeconomicus”), teoria economica austriaca, per citarne alcuni. Mises — padre della teoria economica austriaca, scriveva: “L'azione è sempre intenzionale. È una risposta consapevole a un bisogno insoddisfatto. È una scelta tra varie alternative”. IF THEN ELSE.
La razionalità è il segno distintivo dell’umanità o degli algoritmi? Forse, oggi, di entrambi. Forse oggi siamo più razionali di ieri, e forse anche più vicini agli algoritmi rispetto alla nostra umanità.
Quando tutto è andato storto
Se dovessi inquadrare un momento nella storia umana in cui ci siamo incamminati volontariamente all’interno di un loop algoritmico sociale, indicherei la Rivoluzione Francese.
La Rivoluzione non ha solo cercato di distruggere il vecchio ordine (l'Ancien Régime), ma ha anche scritto le prime istruzioni di un ordine razionale moderno: diritti universali, uguaglianza, libertà, fraternità.
La ghigliottina fu il primo simbolo di razionalità estrema e logaritmica: uno strumento di morte lucido e logico, asettico, con cui giustiziare migliaia di persone grazie a innovative e razionali logiche di scala e ordine. Uniformità e standardizzazione della morte a 24 km/h circa: la testa nel catino, il corpo nella cassa.
Con la rivoluzione francese arrivarono anche i primi meccanismi di sorveglianza sociale, come l’anagrafe civile. Fu così che la società “civilizzata” europea intraprese un percorso razionale che ci ha portato a rinunciare alle assurde irrazionalità della fede, del mistero, dell’alchimia, per abbracciare pienamente la logica dell’IF, THEN, ELSE — fino al tentativo estremo di razionalizzare l’idea stessa di libertà:
IF rispetti le leggi
THEN sei libero
ELSE sei non libero (punito)
Potremmo dire, oggi, che la società civile è nient’altro che un software logaritmico planetario nel quale le leggi operano come istruzioni. Noi, gli esseri umani, siamo agenti esecutori di questo schema razionalissimo, algoritmi viventi che agiscono inconsapevolmente all'interno di un programma sociale prestabilito.
La Rivoluzione Industriale amplificò la magnitudine dell’algoritmo sociale. L’uomo non era più solo cittadino (cioè soggetto tenuto a rispettare l’ordine prestabilito), ma diventava anche un ingranaggio della macchina industriale. Non solo lavorava in simbiosi con la macchina, subendone i ritmi, ma diventava parte integrante dell’algoritmo industriale.
IF produci
THEN consuma
ELSE muori (vieni consumato)
Con l’Era Digitale il loop è ancora più pervasivo e intimo. Sono proprio gli algoritmi oggi a sostenere silenziosamente le dorsali economiche e amministrative del mondo. Regolano i nostri processi finanziari, produttivi, mediatici e perfino la nostra produzione di dopamina. Non solo: prevedono e modellano il comportamento umano. Ogni azione è un dato che alimenta ulteriormente il sistema, rafforzando il loop cibernetico.
I sistemi di social scoring spingono questa logica ai suoi estremi:
IF sei conforme al sistema
THEN ottieni accesso a migliori opportunità
ELSE vieni escluso
Non è fantascienza e non bisogna guardare lontano per sapere che la nostra vita è regolata ogni giorno da schemi di questo tipo, anche se non vengono chiamati social scoring.
L’attivazione di un’utenza elettrica o la richiesta per ottenere una carta di credito seguono logiche algoritmiche automatizzate che determinano il risultato proprio secondo uno schema IF THEN ELSE. L’avvento globale dell’intelligenza artificiale non farà altro che amplificare il loop.
Il loop è un frattale universale
La tecnologia, creata dall’uomo a sua immagine e somiglianza, segue le stesse logiche universali che regolano le nostre vite e il districarsi della storia. Le strutture ricorsive che possiamo notare negli algoritmi e nella società umana esistono anche a livello universale.
Ciò che accade nel piccolo, si riproduce analogamente anche nel grande, e viceversa. As above, so below; as within, so without. D’altronde, l’universo è un frattale. Gli algoritmi venerano la propria struttura ricorsiva. E anche gli esseri umani: Cristo vive, muore e rinasce. E noi aspettiamo che torni ancora.
Il Samsara, la ruota del divenire, è la struttura archetipica del loop cosmico: ogni vita, ogni azione e ogni desiderio alimentano il ciclo. Come un algoritmo, e come la società contemporanea, il Samsara è un sistema auto-mantenuto, una simulazione ricorsiva che perpetua sé stessa in eterno.
Le filosofie gnostiche, platoniche e orientali suggeriscono che l'universo sia una sorta di ologramma materiale (secondo gli gnostici una costruzione del Demiurgo, il grande programmatore) in cui l’anima umana è intrappolata in un eterno ritorno.
Come anticipato da
questa settimana (capita spesso che scriva di cose a cui sto riflettendo):L'ologramma rappresenta una rete di schemi interconnessi. La sua essenza incarna l'ouroboros, il serpente che in un continuo processo di rinnovamento muta pelle ed evolve, tracciando un ciclo eterno dentro e fuori dall’infinito 0.
Un tema ricorrente, tornato a emergere nello Zeitgeist contemporaneo, è l’idea che stiamo vivendo in una sorta di "simulazione." Analizzando il significato del termine, questa ipotesi appare quasi ovvia, dato che gran parte delle nostre costruzioni sociali e dei sistemi consolidati si basa su una stratificazione di simulazioni. I linguaggi e le strutture con cui comunichiamo le nostre esperienze derivano da sistemi e regole antiche. Sebbene in passato rompere questi schemi abbia spesso portato a conseguenze drammatiche, tali rotture risultano talvolta indispensabili per creare nuovi percorsi e ampliare la nostra visione del mondo. — It’s Evolution, Baby!
Questa simulazione ricorsiva potrebbe essere raffigurata simbolicamente da un cerchio.
Il cerchio, la sfera o la già menzionata ruota del Samsara, sono figure che spesso vengono ricondotte all’idea di ciclo, infinito e anche unità.
Non a caso il circolopunto (o punto nel cerchio) viene interpretato dalla tradizione Gnostica1 come simbolo archetipico che rappresenta al tempo stesso l’unità originaria (Dio, il punto centrale) e la molteplicità (la creazione, il cerchio senza inizio né fine).
“The dot, being most proximate to perfection, is the simplest, and therefore the least imperfect of all symbols. The dot, moving away from self, projects the line; the line becomes the radius of an imaginary circle, and this circle is the circumference of the powers of the central dot.” — Manly P. Hall
Parlando di cerchi, è particolarmente interessante riflettere sulla natura di π (pi greco), che rappresenta il rapporto tra la circonferenza di un cerchio e il suo diametro.
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L’irrazionalità di Pi
La caratteristica più interessante di π è la sua natura irrazionale.
I numeri irrazionali hanno una rappresentazione decimale che prosegue all'infinito senza ripetersi in modo regolare o ciclico. π non può essere espresso come frazione o come radice di un polinomio a coefficienti interi.
Un modo semplice per comprendere la natura irrazionale di π è attraverso la visualizzazione grafica.
Poiché π è irrazionale, il rapporto tra il passo angolare e il completamento del cerchio non può essere mai un numero razionale (cioè non può essere scritto come una frazione esatta). Questo significa che, andando avanti, il punto di partenza non sarà mai raggiunto con precisione, perché il passo angolare, essendo irrazionale, non si "sincronizza" mai esattamente con se stesso.
π è l’anomalia del sistema.
È il sistema stesso che ci informa della possibilità di una via di fuga. Ci mostra, matematicamente, che il loop non è perfetto. Il cosmo non si piega mai del tutto alla razionalità assoluta, checché ne dicano i figli algoritmici della Rivoluzione Francese. Se il razionale è il cerchio perfetto, chiuso e auto-concludente, l’irrazionale è invece una spirale che rimane costantemente aperta e in evoluzione. Una spirale può sembrare un cerchio, ma che mantiene quel pizzico di irrazionalità che evita la chiusura completa.
L’istruzione ELSE, tenendo in considerazione la possibilità di una fuga irrazionale, rappresenta quindi anche il potenziale infinito, la possibilità di uscire dalla ricorsività predefinita dal sistema e creare un nuovo sentiero — che prima o poi si avvicinerà nuovamente a quello precedente, senza però sovrapporsi.
Come disse l’Architetto di Matrix a Neo:
“La tua vita è il prodotto di un residuo non compensato nel bilanciamento delle equazioni inerenti alla programmazione di Matrix: tu sei il risultato finale di un'anomalia che, nonostante i miei sforzi, sono stato incapace di eliminare da quella che altrimenti è un'armonia di precisione matematica. Sebbene resti il problema costantemente arginato, essa non è imprevedibile e pertanto non sfugge a quelle misure di controllo che hanno condotto te, inesorabilmente, qui.”
L’anomalia è parte integrante del sistema, ma al tempo stesso rappresenta anche il potenziale di rottura del sistema stesso.
Se l’uomo è un agente inconsapevole in un loop algoritmico cosmologico, sociale e tecnologico, il punto di rottura — l’equivalente del π — è la consapevolezza.
O ciò che gli antichi chiamerebbero Gnosi. La liberazione dal loop richiede prima di tutto una comprensione del sistema in cui si è intrappolati. Nell’Era digitale ciò significa comprendere la natura dei sistemi tecnologici che ci governano, sia volontariamente che involontariamente.
Quante volte prendi in mano il tuo smartphone per scrollare meccanicamente il feed algoritmico dei tuoi social network preferiti (è divertente che feed in inglese significhi sfamare)? Quante volte nel corso della tua vita ripeti le stesse azioni, le stesse emozioni, gli stessi pensieri, senza esserne davvero consapevole? Perché hai acceso quella sigaretta? Perché stai rispondendo a quel post che ti ha fatto incazzare, e perché ti ha fatto incazzare?
Quante volte ti lasci trasportare dalle condizioni sociali IF THEN ELSE che ci siamo autoimposti, senza riflettere sulla loro vera natura o necessità?
L’essere umano non ha molte possibilità di uscire dal loop.
Tuttavia, attraverso piccoli o grandi atti creativi o di disobbedienza è possibile introdurre anomalie nel sistema che ci danno la possibilità di espandere la nostra evoluzione piuttosto che reiterare all’infinito gli stessi schemi e gli stessi errori. La disobbedienza (creativa) è prima di tutto verso se stessi: verso il proprio sistema operativo (Ego) per dimostrarci che non siamo soltanto macchine biologiche. Piccole azioni quotidiane che possono spostare il nostro destino di quei pochi millimetri necessari ad evitare la chiusura del cerchio: non consumare il feed meccanicamente e non lasciarsi trasportare dagli algoritmi di raccomandazione; imparare e riflettere sulle proprie idee e su quelle altrui; uscire dalla propria zona di comfort; scrivere e creare arte; proteggere ciò che è importante (anche digitalmente).
In generale, favorire con un approccio schizoanalitico idee immanenti che si sviluppano attraverso correnti, cambi di velocità, cicli e risonanze che si propagano attraverso il substrato culturale.
π è irrazionale. Perché allora sei ancora così aggrappato alla tua idea di razionalità? È al margine della perfezione che ci attende il chaos creativo.
⠿⠿ THE LOOP IS A LIE ⠿⠿ REMEMBER PI ⠿⠿ L.A.S.H.T.A.L. ⠿⠿
Di gnosticismo ne ho parlato a più riprese, ma credo che questo articolo sia un buon punto di partenza:
C'è un loop a monte che contiene ed imbriglia - senza via di scampo - tutti gli IF THEN ELSE e tutti i FOR NEXT, ed è il seguente:
WHILE (1) { // Qui ha inizio la tua vita ed entri nel loop
// Qui vivi la tua vita e sei attivamente soggetto a tutti i cicli IF THEN ELSE e passivamente soggetto a tutti i cicli FOR NEXT
// Sempre qui
// IPOTESI 0
// 0.0. se la tua gnosi te lo consente - ti rendi conto di essere solo un ostaggio (una variabile dipendente)
// 0.1. vaghi incessantemente alla ricerca dell'istruzione per interrompere il ciclo (solo il BREAK ti salverà)
// 0.2. non hai nessuna cognizione di cosa ti aspetti al di fuori di esso, ma ti guida la speranza nel programmatore
// IPOTESI 1
// 1.0. se non raggiungi la gnosi - non sei cosciente della prigione che ti circonda (una puntatore a NULL)
// 1.1. vivi una vita senza scopo ma apparentemente felice (una costante)
// 1.2. arrivio perfino a combattere affinchè nessuno intacchi l'illusione a cui credi ciecamente (debugging o fact-checker)
// ad un certo momento, la tua vita termina (dump della variabile / puntatore)
// L'essenza - o il ricordo - del tuo io viene riciclata nella memoria dei viventi (una sorta di feedback)
}
// Nessuno mai è arrivato fin qui ancora vivo...
// Non c'è via di scampo dal loop: è una prigione senza sbarre, incolore, inodore ed insapore. Una prigione per la tua mente.
Su Pi, aggiungo alcune corrispondenze:
3.14, interpretato come 314, è legato sia alla lettera greca Pi (π/Πι) che alla lettera ebraica Peh (פ), associata nei Tarocchi alla carta della Torre, con il significato di "bocca" o "lingua".
314 è anche il valore di Uriel, l'Arcangelo di Malkuth, simbolo della "Luce di Dio" e sinonimo di VRIHL, la forza vitale che pervade l'universo materiale.
Nella tradizione vedica, 314 è il valore di Narayana, un aspetto di Vishnu, il Conservatore della Trimurti induista, connesso alla quiete yogica del "presente" e alla luce divina (lux). Il nome Vishnu deriva dal sanscrito viś ("stabilirsi" o "pervadere") ed è definito come "colui che tutto pervade".
Il 314 è il greco Theikos (Θεικος) e il simbolo mitsudomoe (三つ巴), che nella tradizione shintoista esprime l'equilibrio tra Terra, Uomo e Cielo, evidenziando l'armonia tra piani opposti e complementari.