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Flash semiotici, pensieri e riflessioni personali della settimana.
Un mondo senza futuro: lo Store of Value nell’era dell’IA
Sono un po’ ossesionato dal tempo. Forse l’avrete capito da qualche articolo e schizo-commento. O forse il tempo è l’ossessione dell’umanità.
Sappiamo d’altronde — e se non lo sai dovresti saperlo — che le preferenze temporali plasmano la nostra società sia a livello individuale che macroscopico. Il nostro rapporto col tempo determina quasi tutte le nostre scelte, la nostra filosofia di vita e il concetto di morte. Tutto ruota intorno al concetto di tempo lineare: dal punto A al punto B.
Un concetto in particolare, quello di “store of value” — estremamente popolare tra i Bitcoiner e Gold Bugs — è strettamente legato all’idea di tempo lineare. Per Store of Value s’intende un mezzo attraverso cui la ricchezza può essere conservata senza un degrado significativo nel corso del tempo, garantendo così che il potere economico incorporato nel bene (oro, bitcoin, immobili) rimanga pressoché lo stesso anche nel futuro.
Una delle principali caratteristiche dello store of value è la scarsità: un bene mantiene il suo valore nel tempo soltanto se l’offerta dello stesso rimane costante o diminuisce nel tempo. Ma ci sono anche altre caratteristiche importanti: la durevolezza del bene, la sua probabile accettabilità futura e la liquidità. L’oro è da sempre considerato un ottimo store of value perché è sufficientemente scarso, è estremamente resistente alla corrosione, è accettato da migliaia di anni (perché è bello e sbrilluccicoso, nonché utile) e sufficientemente liquido (nel senso che ci sarà sempre un mercato).
Per Bitcoin si potrebbe dire lo stesso. Il protocollo assicura, salvo modifiche sostanziali, la sua scarsità digitale. È molto durevole grazie alla distribuzione e decentralizzazione del protocollo, nonché estremamente liquido. Non è ancora largamente accettato come store of value, ma probabilmente lo sarà in un prossimo futuro.
Insomma, la funzione di uno store of value è la conservazione della capacità economica attraverso il trascorrere del tempo, misurato in termini lineari (giorni, mesi, anni). È come se fosse una batteria temporale.
Il tempo lineare rende il concetto di store of value razionale e prevedibile, ma è davvero tutto qui? Il tempo è davvero lineare? In realtà no.
Anche dal punto di vista fisico, secondo la teoria della relatività il tempo è una dimensione integrata nello spaziotempo, cioè un "tessuto" quadridimensionale in cui lo spazio e il tempo sono intrecciati tra loro e si trasformano a vicenda. In sostanza, il tempo è relativo e la nozione di linearità — dal punto A al punto B — è un costrutto mentale umano.
La relatività del tempo fu confermata anche da Michel Siffre, uno scienziato che nel 1962 si rinchiuse per due mesi in una grotta sulle Alpi, lontano da qualsiasi contatto e strumento per calcolare il tempo, seguendo solo i ritmi del suo corpo.
La sua percezione del tempo si alterò radicalmente. Perse il senso dei giorni e i suoi cicli biologici si sfasarono rispetto al ciclo di 24 ore. Alla fine dei 63 giorni pensava di essere rimasto nella grotta per circa 35 giorni, dimostrando una significativa compressione del tempo.
Siffre dimostrò empiricamente che la mente umana perde la capacità di ancorarsi al tempo, dimostrando che è un costrutto strettamente legato all'ambiente, alle interazioni con gli altri e alla propria biologia.
Che succede allora se introduciamo nel nostro ambiente intelligenze artificiali, robot e sistemi informatici che, diversamente da noi, non hanno una concezione di tempo lineare?
Nonostante la nostra mente sia in grado di vivere al di fuori del tempo, noi esseri umani siamo intrappolati nella percezione biologica del tempo come lineare. In questa struttura, lo store of value diventa essenziale per affrontare l’incertezza del futuro. È una sorta di dispositivo psico-biologico che risponde al nostro bisogno di continuità in un contesto precario e transitorio, come la nostra breve vita.
Le intelligenze artificiali, al contrario, non condividono questa percezione. Per una IA il tempo non è lineare. Non esiste alcuna incertezza del futuro, perché non esiste futuro. L’IA svolge il suo lavoro in un eterno presente computazionale.
Ogni input è calcolato “qui e ora” senza ansia sul futuro e senza riflessioni sul passato. La memoria di una IA non funziona come quella umana: non è una sequenza narrativa, ma un profondissimo lago di dati dove ogni memoria è presente allo stesso tempo e può essere acceduta, manipolata e riscritta in ogni momento. Presente, passato e futuro collassano su loro stessi fino a creare una singolarità a-temporale.
L'idea di conservare un qualsiasi tipo di valore per un domani non ha senso per un’intelligenza artificiale. Il concetto di store of value è irrilevante. Un bene non ha valore in quanto preservabile, ma in quanto processabile, adattabile, e utilizzabile continuamente.
E allora, se il concetto di store of value è legato alla percezione lineare del tempo, potrà questa idea sopravvivere in un mondo sempre più dominato da intelligenze artificiali che presto avranno piena autonomia di agire, lavorare e creare al posto nostro?
Un’intelligenza artificiale che deve agire sul mondo digitale e interagire con altre intelligenze artificiali, in una condizione a-temporale di eterno “qui e ora”, preferirà utilizzare strumenti economici con caratteristiche di store of value, oppure sceglierà invece strumenti per massimizzare l’efficienza computazionale, la velocità e la scalabilità?
E noi esseri umani, fra venti, trenta o cinquant’anni da oggi… sceglieremo ancora di riporre la nostra fiducia in beni con caratteristiche di store of value, affermando la nostra umanità, oppure cambieremo prospettive, avvicinandoci alle condizioni dettate dalle super-intelligenze artificiali?
ECHOES
Saggezze filosofiche, esoteriche e storiche; echi eterni che riverberano dal passato.
L'attore rappresenta, ma ciò che egli rappresenta è sempre ancora futuro e già passato, mentre la sua rappresentazione è impassibile e si divide, si sdoppia, senza rompersi, senza agire, né patire.
— Gilles Deleuze
RETROWAVE
Visioni dal passato: frammenti dalla mailing list cypherpunk e degli scritti della cybernetics culture research unit, tradotti in italiano. Dal 1992 al 2003.
Genesi del neolemurianesimo, parte 3
Burroughs considera tutte le condizioni dell'esistenza come il risultato di conflitti cosmici tra agenzie di intelligenza in competizione. Per rendersi reali, le entità (devono) anche creare realtà per sé stesse—realtà la cui potenza spesso dipende dalla stupidificazione, sottomissione e schiavizzazione delle popolazioni. Queste realtà esistono in conflitto con altri "programmi di realtà."
La narrativa di Burroughs rinuncia deliberatamente allo status di rappresentazione plausibile per operare direttamente su questo piano di guerra magica. Dove il realismo si limita a riprodurre il programma di realtà dominante dall'interno—senza mai riconoscerne l'esistenza—Burroughs cerca di uscire dai codici di controllo per smantellarli e riorganizzarli.
"Ogni atto di scrittura è un’operazione magica, un’azione partigiana in una guerra in cui moltitudini di eventi fattuali sono guidati dai poteri dell’illusione..." (The Western Lands, pp. 253–254).
Anche il realismo rappresentativo, sebbene inconsapevolmente, partecipa alla guerra magica collaborando con il sistema di controllo dominante e avallando implicitamente la sua pretesa di essere l'unica realtà possibile.
Dal punto di vista dei controllori, Kaye osserva:
"È ovviamente fondamentale che Burroughs venga considerato solo come uno scrittore di narrativa. Per questo si sono spinti a relegarlo in un ghetto di sperimentazione letteraria."
Burroughs chiama il programma di controllo dominante Universo del Dio Unico (OGU, One God Universe). Egli combatte contro la finzione dell'OGU, che costruisce il suo dominio monopolistico sul potere magico della Parola—sul controllo tramite programmazione e illusione. L'OGU crea una finzione che opera al livello più letale della realtà, dove si decidono questioni come il destino biologico e l'immortalità.
"Le religioni sono armi." (The Western Lands, p. 202)
Per operare efficacemente, l'OGU deve innanzitutto negare l'esistenza stessa della guerra magica. Esiste una sola realtà: la propria. Scrivendo di guerra magica, Burroughs compie già un atto di guerra contro l'OGU, iniettando contestazione direttamente nell'idea di "unità primordiale."
L'OGU incorpora tutte le finzioni concorrenti nella propria narrazione, diventando il metanarrativo definitivo. I sistemi di realtà alternativi vengono ridotti a componenti negativamente marcati del suo mito: gli altri programmi di realtà diventano Maligni, associati ai poteri dell’inganno e dell’illusione. Il potere dell’OGU risiede nella capacità di creare finzioni che negano il proprio status di finzione: antifinzione e unnonfinzione.
Come spiega Kaye: "Ed è per questo che la narrativa può essere un'arma nella lotta contro il Controllo."

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Minimizza la tua esposizione online mentre prendi le tue note
Sono sicuro che molti di voi usano l'app predefinita per prendere note sui loro smartphone Android. Certo è molto comodo, ma non è davvero una buona scelta per la privacy. Nonostante queste app offrano meccanismi di crittografia, come Google Keep, spesso celano l’acquisizione di dati e metadati degli utenti che le usano, come indirizzo IP, informazioni sul dispositivo, dati di localizzazione.
Se ci tieni invece a minimizzare la tua esposizione online, potresti usare un’app come Notesnook — disponibile sullo store F-Droid. Utilizza una crittografia di alto livello, proteggendo le note siano protette da accessi non autorizzati, e l'architettura zero-knowledge dell'app assicura che nemmeno gli sviluppatori possano conoscerne il contenuto. Inoltre, gli sviluppatori dichiarano di non acquisire nessun dato e metadato sugli utenti.
L’app permette di accedere alle note anche da computer, tablet e altri smartphone e di esportarle in vari formati come PDF, HTML, Markdown e testo semplice. Questo è particolarmente utile per chi ha bisogno di condividere le note con un'intelligenza artificiale in un formato standard.
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The Tech Oligarchy Is Stealing Your Sexuality, di
. L'articolo esplora i temi della cultura digitale, la manipolazione algoritmica e la disintegrazione delle connessioni sociali e sessuali nella società moderna, concentrandosi su un fenomeno noto come "gooning. Alcune teorie emergenti, come credo anche la Red Pill, sostengono che le app e gli algoritmi stiano spingendo gli uomini verso una condizione di isolamento sociale e sessuale. Non condivido tutte le conclusioni dell’articolo, ma è una riflessione interessante e anche veritiera in molte sue parti.Hai già letto l’ultima su Cyber Hermetica?
Alla prossima settimana per un nuovo appuntamento di Sunday’s Schizophrenization
Riguardo al tempo
https://threadreaderapp.com/thread/1809320914183680396.html
La "concezione" del tempo dell'IA è molto più vicina a quella della Fisica moderna, dove il tempo non è una variabile contemplata per spiegare le leggi che regolano l'universo. La teoria del tutto è un pò questo (... mi scuso per i Fisici per la banalizzazione). La teoria è molto lontana dal nostro modo di pensare e concepire il tempo, chissà se l'IA contribuirà ad avvicinarci a quella teoria oppure il nostro modo di percepire il tempo, con tutte le sue conseguenze, avrà la meglio. LA vedo un pò tipo "pancia contro cervello"