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SCHIZOHIGHLIGHTS, by
Flash semiotici, pensieri e riflessioni personali della settimana.
Lasciate ogne privacy, voi ch’intrate
Il Garante Privacy italiano ha deciso di chiudere il cerchio aperto nel 2023 con l’istruttoria che portò OpenAI a sospendere il servizio chatGPT verso tutti i cittadini italiani per qualche tempo — con grande sommosa popolare, in pieno periodo di FOMO per il nuovo oracolo digitale.
Oggi all’azienda arriva una sanzione di 15 milioni di euro, avendo l’Autorità constatato diverse violazioni di legge: “chatGPT viola la privacy”, tuonano i giornalisti.
Da professionista del settore non posso dire che non sia vero, avrebbero potuto fare meglio per rispettare la legge europea prima del lancio. Da utilizzatore d’intelligenza artificiale e schizo-profeta del digitale autoproclamato, dico invece che della privacy non dovrebbe interessare a nessuno, in questo caso.
L’intelligenza artificiale generativa, nella forma di assistenti come chatGPT, Claude, Gemini e così via, prende forma soltanto grazie alle nostre interazioni. È attraverso queste che noi condividiamo informazioni, sensazioni, desideri, ambizioni e paure all’oracolo digitale nella speranza di ottenere una risposta soddisfacente.
I dati personali, cioè le informazioni che si riferiscono a noi, non sono soltanto un dataset attraverso cui l’IA impara e si migliora continuamente, ma forniscono anche un contesto e una sorta di armonia a un sistema altresì fluido, caotico e incoerente. Non è un caso che negli ultimi mesi tutti gli assistenti IA siano stati dotati di funzionalità che consentono di dare istruzioni sempre più personalizzate al modello, arrivando addirittura a poterli configurare diversamente in base al proposito. Su chatGPT, ad esempio, è possibile creare dei compartimenti (chiamati progetti) che consentono di personalizzare le interazioni con l’IA in base all’obiettivo.
Chi usa questi strumenti come se fossero sofisticate enciclopedie parlanti non ha ovviamente capito che tipo di strumento ha di fronte: questa è tecnologia filosofica che permette di dialogare con noi stessi (e qualcosa in più). Impossibile nascondersi: la condivisione d’informazioni è il primo passo di ogni dialogo.
Ma c’è altro: presto questi strumenti saranno integrati ovunque e diventeranno invisibili. Non saremo noi a usare loro, ma loro a analizzare noi passivamente, offrendo suggerimenti, opzioni e azioni in tempo reale. Presto Grok sarà completamente integrato su X. Copilot+ sarà il fulcro di ogni prodotto Microsoft, come Teams — offrendo anche traduzioni vocali multilingua in tempo reale.
Impossibile non condividere dati personali. Impossibile anche informare adeguatamente l’utente su tutto ciò che avviene coi suoi dati, come vorrebbe l’Autorità e la legge. Come fare? È tutto estremamente complesso, e lo sarà sempre più. Ma soprattutto: davvero interessa a qualcuno? Negli anni a venire non si potrà lavorare, studiare e vivere senza avere a che fare con l’IA. Che senso ha? Sarebbe come cercare di spiegare continuamente e pervasivamente il modo in cui funziona Internet ogni volta che usiamo un applicativo web.
Questo non significa smettere di interessarsi a privacy, anonimato e cripto-anarchia. Tuttavia, se il capitalismo digitale ci ha costretto a scegliere tra privacy e comfort, il capitalismo algoritmico ci metterà di fronte a opzioni ancora più ardue. Non saranno le privacy policy a salvarci dall’IA, ma solo la consapevolezza della natura dello strumento che abbiamo davanti e del mondo in cui viviamo. In gioco c’è la nostra stessa umanità e ciò che ricorda un pochino un patto col Diavolo.
Per auto-citarmi: “L'iniziazione personale diventa qui essenziale, un rito di passaggio che permette all'individuo di acquisire le competenze, la resilienza e la saggezza necessarie per navigare queste acque tenebrose senza affogare. L’abisso non è una minaccia, ma un’opportunità di evoluzione collettiva. Evolve or die.”
ECHOES
Saggezze filosofiche, esoteriche e storiche; echi eterni che riverberano dal passato.
Van cercando ritiri alla campagna, alla marina, sui monti, e tu stesso suoli desiderare siffatti luoghi; ma non c'è miglior ritiro, e più tranquillo, di quello che l'uomo trova in se stesso, nella propria anima. (...) Concedi dunque spesso a te questo rifugio, e rinnova quivi te stesso (...) E soprattutto non agitarti, non aver grandi desiderii, ma cerca d'essere libero, e di considerare le cose virilmente, da uomo, da cittadino, da essere mortale. E tra le considerazioni che farai, tieni sempre davanti queste due: la prima, che le cose materiali non toccano l'anima e, stando al di fuori di essa, non la possono agitare. I turbamenti vengono tutti dall'idea interna. La seconda, che tutte le cose che tu vedi si trasformano, e, mentre tu le vedi, ecco già più non sono. A quante trasformazioni tu hai preso parte! Il mondo non è che mutamento, la vita non è che apparenza.
— Marco Aurelio, Τὰ εἰς ἑαυτόν IV, 3
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RETROWAVE
Visioni dal passato: frammenti dalla mailing list cypherpunk e degli scritti della cybernetics culture research unit, tradotti in italiano. Dal 1992 al 2003.
Il potere liberatorio della tecnologia
From: The Old Bear <oldbear@arctos.com>
Date: Wed, 31 Dec 1997 15:09:58 -0500
To: Digital Commerce Society of Boston <dcsb@ai.mit.edu>
From: The Old Bear <oldbear@arctos.com>
Subject: Peter Huber on the Orwellian Falacy
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Man mano che Internet penetra in nazioni con restrizioni sull'informazione, come la Cina, gli sforzi per limitare l'accesso solo alle idee "desiderabili" sono destinati al fallimento, affermano gli esperti.
"Il problema che si sente riguardo a Internet non è che c'è troppo poco discorso," dice Peter Huber, analista del Manhattan Institute. "Anzi, l'argomento è che c'è troppo discorso odioso o pornografico.
Stalin manipolava il passato, alterando foto e cancellando persone ed eventi dal registro storico. Ma oggi, documenti e foto vengono scaricati e archiviati in file in tutto il mondo. Si possono creare copie corrotte o false, ma non si possono più cancellare le copie reali."
Huber, autore del libro Orwell's Revenge, plaude all'iniziativa dell'industria di rendere i prodotti di crittografia ampiamente disponibili: "Significa che ora possiamo creare una zona di privacy che il governo non può penetrare. Questo è l'esatto opposto di ciò che Orwell pensava sarebbe successo."
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Gli algoritmi di riconoscimento e analisi delle immagini diventano sempre più sofisticati, specie se uniti a modelli di linguaggio naturale. Così, da una foto in apparenza banale, sono in grado di estrarre numerosi dettagli che possono permettere l’identificazione e localizzazione di più o meno chiunque. Un esempio è il sito https://theyseeyourphotos.com/ che permette proprio di analizzare foto e verificare quali sono le informazioni dedotte dall’IA, anche attraverso i metadati (che possono rivelare perfino nome e cognome).
Per proteggersi da questo tipo di analisi, è fondamentale minimizzare l’esposizione (pubblicare il meno possibile foto online) e, quando necessario, avere cura di eliminare i metadati — che raccontano la storia dietro alle foto. In gergo tecnico, questo si chiama “anti-forensics”. Esistono diverse tecniche, che spiego nel dettaglio qui, ma per fare una sintesi:
Per rimuovere metadata ed EXIF, puoi usare strumenti specializzati, oppure, prima di pubblicare una foto puoi rimuoverli attraverso le funzioni offerte da editor come Adobe Photoshop o GIMP, o direttamente dal sistema operativo — è molto semplice:
Photoshop: Apri la foto Vai su File > Salva per il Web (Legacy) Assicurati di deselezionare l’opzione che mantiene i metadati.
GIMP: Apri la foto Vai su File > Esporta come > Avanzate Deseleziona Salva metadati EXIF.
Windows: Clicca con il tasto destro sulla foto e seleziona Proprietà Vai nella scheda Dettagli Clicca su Rimuovi proprietà e informazioni personali Scegli di creare una copia senza metadati o rimuoverli dall’originale.
iOS: Apri la foto in Anteprima Vai su Strumenti > Mostra ispezione Verifica e rimuovi eventuali metadati manualmente.
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Meme, immagini e simboli visivi che decodificano la schizofrenia dell’era digitale.
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Best Served Cold: Luigi Mangione and The Age of Breach. L’articolo descrive l'omicidio del CEO da parte di Luigi Mangione come evento di rottura e incarnazione della rabbia collettiva contro le élite irresponsabili nell'era del tecnofeudalesimo. Analizza come il potere delle corporazioni sia disumano e disincarnato (senza una faccia umana), spingendo verso una reazione che riporta la responsabilità alla dimensione corporea e umana. L'autore riflette però sul fallimento delle rivoluzioni violente e propone una controcultura basata sulla qualità dell'esperienza umana, opponendosi alla mera quantificazione del valore. Un articolo del quale condivido le idee, avendo personalmente parlato più volte di “neo feudalesimo digitale” e in ultimo dei fatti di Mangione proprio come una reazione violenta all’algo-capitalismo (qui).
Il 2025 — Seconda Parte: Boom-and-Bust. Seconda parte delle previsioni per il prossimo periodo astrologico. Stavolta esplora l'evoluzione dei mercati finanziari, con un focus su Bitcoin e oro, attraverso l'analisi di cicli economici e influenze astrologiche. Ci avviamo verso un'era caratterizzata da innovazioni tecnologiche e complessità geopolitiche che avranno evidenti connessioni coi cicli economici e impatti sulle dinamiche di mercato.
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