Lo Stato Divino e la Nascita del Welfare
Le radici religiose e politiche nascoste dello stato sociale americano, dalle crociate pietiste al New Deal.
Siamo abituati a dare per scontato il “welfare state” — scuole, ospedali, sussidi, case popolari. Tutto appare naturale, persino indispensabile. Eppure l’idea di un welfare universale è recente.
Quello che molti non sanno è che non nacque dalla compassione, ma come meccanismo di potere religioso e fanatismo morale.
L’Encyclopaedia Britannica lo definisce come “un concetto di governo in cui lo Stato svolge un ruolo centrale nella protezione e promozione del benessere economico e sociale dei suoi cittadini.”
Quella definizione tradisce già il punto essenziale: il ruolo centrale dello Stato, giustificato da promesse di benessere.
Per 150 anni il welfare è stato meno un aiuto ai cittadini che un’operazione di riprogrammazione. Un patto di obbedienza mascherato da solidarietà. Ciò che iniziò come zelo religioso si trasformò in ideologia politica e infine in macchina burocratica.
Questa è la storia di come pietismo protestante, monopoli economici e opportunismo politico forgiarono lo stato sociale. Non come carità, ma come ingegneria sociale.
Ideologia e potere economico
Negli anni 1880, mentre in Europa si diffondeva il marxismo, i pietisti protestanti post-millenaristi americani si reinventarono come “Progressisti”. Offrirono una terza via: né capitalismo di mercato né rivoluzione socialista, ma uno Stato centralizzato che pretendeva di armonizzare la società in nome del Bene Comune.
Keep reading with a 7-day free trial
Subscribe to Cyber Hermetica (IT) to keep reading this post and get 7 days of free access to the full post archives.