Tornado Cash: la privacy [non] è per i criminali
L'arresto di uno degli sviluppatori di Tornado Cash è l'ultimo segnale di una guerra sempre più evidente contro privacy e tecnologie per a proteggere l'individuo dallo Stato.
L’inverno sta arrivando. Sarà un inverno particolare. Molte persone, fin troppo inglobate dal sistema che le opprime, e con il cervello e l’anima già congelati, non se ne accorgeranno nemmeno.
Noi però una certa brezza cominciamo a sentirla, già da qualche tempo.
È un vento che porta mormorii di preoccupanti arresti che arrivano dagli Stati Uniti e dai Paesi Bassi.
Mi riferisco al caso Tornado Cash, un servizio di mixer Ethereum che, come le tecnologie di Coinjoin per Bitcoin, è pensato per preservare la “forward privacy” delle transazioni offuscando i collegamenti deterministici tra le stesse e migliorando quindi la cosiddetta “plausible deniability”.
Per approfondire il caso consiglio gli articoli di Gianluca Grossi sul sito di Criptovaluta.it, che riporta così la notizia:
“Mercoledì 10 agosto FIOD [gli agenti che si occupano di reati “finanziari” nei Paesi Bassi, NDR] ha arrestato un 29enne ad Amsterdam. È sospettato di essere coinvolto nell’offuscamento di flussi di denaro criminali…
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