Isole dei pirati e utopie cripto-anarchiche
Nell'oscurità c'è scoperta, c'è possibilità. Una volta illuminata, nell'oscurità c'è libertà. E chi altri è stato mai così vicino dall'illuminare l'oscurità come noi lo siamo ora?
L'articolo discute le sfide per creare comunità libertarie in un mondo dominato da stati-nazione violenti. Sono citati storici esempi come Cospaia o l'America del 1776, ma le condizioni attuali rendono difficile replicarli. Come possibile soluzione si esplora la cripto-anarchia e le comunità virtuali, ispirandosi al pensiero di Timothy May e al movimento Cypherpunk. Nell’articolo si sottolinea l'importanza del cyberspazio e di strumenti come computer privati, comunicazioni cifrate e Bitcoin per garantire privacy e libertà.
Come facciamo noi estremisti — amanti della libertà e della non violenza — a creare una comunità di persone che condividono gli stessi principi, se tutto il mondo è spartito tra violente bande armate che si fanno chiamare stati-nazione e non c’è alcun luogo in cui rifuggiarsi?
La storia ci insegna che non è facile, seppur esistano esempi di successo. In alcuni casi, frutto di una fortunata serie di eventi… come nel caso di Cospaia. In altri, frutto di colonizzazione di nuovi territori inesplorati, come nel caso dell’America, che nel 1776 si rese infine indipendente dal Regno Unito.
Oggi però il mondo è molto diverso da quello che conoscevano gli abitanti di Cospaia o dall’America di Thomas Jefferson, John Adams, Benjamin Franklin, Robert R. Livingston e Roger Sherman.
Eppure, non tutto è perduto. Anzi — forse per la prima volta nella storia umana abbiamo gli strumenti per ribaltare completamente i paradigmi e creare delle vere e proprie comunità libertarie. Per vedere come, ripercorreremo insieme brevemente il pensiero di Timothy May, uno dei fondatori del movimento Cypherpunk e autore del “Crypto-Anarchy Manifesto”.
Utopie piratesche
Ma cosa ci vieta oggi di colonizzare un’isola sperduta nel pacifico e creare lì una comunità libertaria? Niente — è pieno di bellissime isole in vendita. Sarebbe però un esperimento estremamente complicato e destinato a non durare nel tempo.
Prima di tutto, l’isola dei pirati non potrebbe dichiararsi indipendente da ogni altro Stato al mondo, sarebbe una condanna a morte. Chi ha guardato la serie “Black Sails” saprà bene quale potrebbe essere la reazione degli Stati limitrofi. Gli amici pirati-libertari sarebbero presto dichiarati pericolosi terroristi da eliminare al più presto, per non dare il cattivo esempio.
Considerando poi che nel 1982 il Regno Unito fu disposto a iniziare una guerra che portò a un migliaio di morti pur di non perdere la sovranità delle Isole Falklands (piccole isole a 12.000 km di distanza da Londra), non c’è da scherzarci sopra.
Pur senza dichiarare la loro indipendenza, gli amici pirati-libertari difficilmente riuscirebbero a nascondere le loro proprietà immobiliari dagli Stati limitrofi, che in qualche modo pretenderebbero di esercitare la loro “giurisdizione”. E quindi, non potrebbero rifiutarsi di pagare le tasse.
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