Interludio: mappa delle Crypto Wars
Una pausa per collegare i punti — come trent’anni di attacchi legali e tecnologici ci hanno portato sull’orlo della sorveglianza digitale totale.
In tutto il mondo occidentale è in corso un progetto per trasformare Internet in un panopticon: sorveglianza preventiva di ogni contenuto, identificazione obbligatoria di ogni utente, cancellazione dell’anonimato.
È una guerra velata contro privacy e anonimato iniziata più di 30 anni fa, e che oggi sta per concludersi con una vittoria totale per i regimi tecnocratici che ci governano.
Oggi la partita è riaperta, molto più pericolosa: una Crypto War 2.0, combattuta a livello globale che coinvolge comunicazioni digitali, social network e cryptovalute.
USA, Regno Unito e Unione Europea stanno portando avanti numerose leggi, come L’Online Safety Act del Regno Unito e il famigerato Chatcontrol proposto dall’UE – che promettono di “proteggere i bambini e gli utenti online” ma in realtà impongono la sorveglianza sistematica di chat, email, immagini e video — nonché censura opprimente.
Il risultato è un sistema che tratta milioni di cittadini come sospetti permanenti, mentre i veri criminali continueranno a muoversi altrove, come sempre.
Nel frattempo, le piattaforme che garantiscono privacy e le cryptovalute come Monero vengono spinte fuori dal mercato.
Questa è la cornice entro cui leggere le ultime notizie di cronaca, come i nuovi obblighi di identificazione online su piattaforme come Discord o X.
È una battaglia politica per limitare la crittografia delle comunicazioni e abolire ogni spazio di privacy online, trasformando internet in una zona a sorveglianza obbligatoria. Difficilmente troverai rubriche che te la raccontano come ho fatto io negli ultimi 4 anni.
A breve uscirà un aggiornamento che riguarda proprio l’Online Safety Act e ancora il Chatcontrol — che potrebbe essere infine approvato a ottobre 2025, dopo anni di discussioni e rinvii.
Ma prima, una breve sintesi di cos’è successo finora…
Dalla crittografia come “arma da guerra” alla Crypto War 2.0
Per secoli la crittografia è stata monopolio di stati e militari. Poi, negli anni ’70, con IBM e i lavori di Diffie-Hellman, si è aperta al pubblico. Da lì nasce l’end-to-end encryption (E2EE), unico baluardo contro sorveglianza e censura. Già negli anni ’90 i governi provarono a sabotarla con il Clipper Chip: fu la prima Crypto War, fermata dall’opposizione di cypherpunk, accademici e attivisti.
Oggi la storia si ripete. Stati e alleanze di intelligence cercano di rendere inefficace la crittografia con nuove leggi e tecnologie intrusive. È la Crypto War 2.0, ed è globale.
L’alleanza politica: USA, UK, UE (e i 5 Eyes)
Dal 2020 in poi, Stati Uniti, Regno Unito e Unione Europea hanno adottato strategie parallele e coordinate:
EARN IT Act (USA): obbligo per le piattaforme di scansionare messaggi, email, cloud e foto.
Online Safety Act (UK): “sicurezza online” come pretesto per imporre sorveglianza proattiva su chat e contenuti.
Chatcontrol (UE): regolamento che obbliga le piattaforme a valutare i “rischi”, sorvegliare comunicazioni, applicare detection orders e collaborare con un centro europeo connesso a Europol.
Tutti e tre nascono come copia-incolla del documento internazionale dei Voluntary Principles to Counter Online Child Sexual Exploitation and Abuse, sottoscritto dai 5 Eyes. Lo schema è sempre lo stesso: o le aziende rinunciano alla crittografia forte e sorvegliano i loro stessi utenti, o rischiano sanzioni e ostracismo politico.

La lotta alla pedopornografia
La narrativa è impeccabile: nessuno può opporsi alla protezione dei minori. Ma il risultato normativo è chiaro:
Scansione lato client: trasformare i dispositivi in spyware di Stato (es. NeuralHash di Apple).
Hashing e metadati: svuotare la crittografia E2E, lasciandone solo la facciata.
Detection orders: ordini di sorveglianza che colpiscono interi servizi, gruppi di utenti o singoli account.
I rischi sono strutturali: milioni di falsi positivi all’anno, criminali veri che continueranno a eludere i sistemi, cittadini innocenti trattati come sospetti permanenti.
Le contraddizioni più assurde
Zone sicure per politici e burocrati: gli account governativi restano esclusi dalla sorveglianza. La legge vale solo per i cittadini comuni.
Scoring delle piattaforme: un documento riservato del Consiglio UE mostra come i servizi che permettono anonimato, comunicazioni cifrate o uso di criptovalute vengano classificati come “più rischiosi”. In pratica, la privacy diventa una colpa. Il divieto di utilizzo di cryptovalute come Monero lo dimostra.
Libertà condizionata: la possibilità di condividere immagini o link (meme, cultura pop, opinioni) sarà subordinata all’accettazione della sorveglianza e all’identificazione preventive degli utenti.
Un progetto di potere totalizzante
Il filo che lega tutte queste iniziative non è la protezione dei bambini o delle persone, ma il desiderio di instaurare un’infrastruttura permanente di controllo digitale. Le pressioni arrivano da alleanze di intelligence (5 Eyes), da lobbying di ONG camuffate ma finanziate da fondazioni miliardarie, e da aziende che vendono sistemi di sorveglianza automatizzata.
È un progetto che coinvolge comunicazioni, social network, contanti e cryptovalute e servizi peer to peer. In pratica, tutto ciò che ci aiuta a mentenere uno spazio di privacy e libertà nel XXI secolo.
La battaglia oggi non è più solo tecnica come fu negli anni ‘90: è politica, culturale, esistenziale.
Se vuoi approfondire questi temi, ti consiglio di consultare la rubrica Libertas per Obscura. E se invece vuoi capire come iniziare a proteggerti, c’è per te il Digital Grimoire.