Il Trojan Horse libertario
Diffidare delle spinte politiche che cercheranno di integrare le idee libertarie.
Mark Zuckerberg è entrato nella sua “era” libertaria. Così Business Insider che dedica un titolo al CEO di Meta, spiegandoci che adesso Zuckerberg si identifica in libertario. L’idea, secondo Business Insider, è di convincere il pubblico repubblicano Meta è invero “nonpartisan” e che lui è stanco della politica Dem, fatta di censura e limitazione della libertà.
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Il coming out segue una lettera di pubbliche scuse in cui Zuckerberg, cospargendosi il capo di cenere, si scusò per il modo in cui Meta (Facebook e Instagram) realizzò una massiva campagna di censura e controllo dell’informazione nel periodo tra il 2020 e 2021. Proprio nel 2021 l’allora Presidente Trump, in reazione al ban di Twitter in Nigeria, disse pubblicamente che più Paesi avrebbero dovuto seguire l’esempio e vietare sia Twitter che Facebook. Da lì a poco Trump sarebbe stato bannato da entrambe le piattaforme.
Gli eventi di quel periodo sono stati poi ripercorsi da diversi giornalisti (e anche da me) con l’analisi dei “Twitter Files”. Oggi, con Trump che potrebbe vincere le elezioni (se non lo ammazzano al terzo tentativo), Zuckerberg sembra essere pronto per essere amico della libertà. Non come Repubblicano, ma come Libertario; una differenza non da poco.
La mossa è strategica: negli Stati Uniti le posizioni libertarie e repubblicane spesso si mischiano tra loro, ma identificandosi come libertario lascia aperta la porta anche a opinioni Dem. È la terza strada moderna e chic. L’importante, come ogni libertario che si rispetti, è che lo Stato lasci stare la sua proprietà (Meta) e non metta troppo le mani sul libero mercato (cioè quello controllato da Meta & Friends).
Zuckerberg non è l’unico fulminato improvvisamente dal libertarismo. Anche Laurene Powell Jobs, vedova di Steve Jobs (altro ex-monopolista del libero mercato) ha di recente affermato pubblicamente di essere una capitalista che crede nel libero mercato. Laurene Jobs è da sempre una tra le più importanti sostenitrici dell’ascesa di Kamala Harris. Anche Trump ha tentato un’apertura verso il Libertarian Party americano negli ultimi mesi, seppur con risultati discutibili.
Lo stesso Libertarian Party ha candidato alle presidenziali 2024 un candidato che per alcuni libertari conservatori (la maggior parte) risulta alquanto discutibile: Chase Oliver, ex sostenitore di Barack Obama nel 2008 ed ex Democratico. Chase Oliver ha le sue idee, come è normale che sia; alcune di queste sono progressive (in ambito LGBT, ad esempio), altre più conservatrici.
E poi c’è Javier Milei, che a dicembre 2023 è stato eletto in Argentina come primo Presidente libertario al mondo e oggi viene più o meno lodato da tutti, a destra. Milei è il beniamino dei libertari di tutto il mondo, un po’ come Trump per i conservatori. È colui che ce l’ha fatta a forza di motoseghe, discorsi estremamente lucidi sulla bontà del libero mercato e Gadsden: “don’t thread on me” recita il motto sulla bandiera giallonera. E in effetti, un libertario non si prostra a niente e nessuno, più o meno.
Il libertarismo, che a quanto pare oggi va molto di moda, è una dottrina politica molto interessante. Io stesso ne sono stato ammaliato per molto tempo grazie alla sua indole anarchica, unitamente alla prospettiva capitalistica del libero mercato e al ragionevole principio di “non aggressione”. Per chi volesse approfondire un pochino questa filosofia politica consiglio di leggere qui:
Seppur io sia dell’idea che alcuni concetti di fondo siano meritevoli (come ne esistono per molte altre filosofie politiche), oggi mi trovo personalmente nella fase di disinnamoramento. Non soltanto per ragioni filosofiche, ma anche pratiche. Spirito critico significa d’altronde anche questo: saper criticare se stessi e non innamorarsi delle proprie idee. Tutto evolve.
Da diversi mesi penso che per evolvere come individui e come società sia necessario rigettare ogni schema politico e culturale precostituito, in particolare partoriti dall’Illuminismo, come le filosofie su cui il libertarismo fonda la propria ragion d’essere.
L’idea si è rafforzata nel momento in cui ho iniziato a notare che la filosofia libertaria, che nei fatti dovrebbe essere anti-sistema, viene sempre più accettata e discussa apertamente da tutti coloro che invece sono il sistema. Lo stesso Javier Milei nell’accettare l’incarico a Presidente dell’Argentina è divenuto parte del sistema. Il tallone d’achille della filosofia libertaria sta proprio in questo: nel momento in cui viene integrata nel sistema, diventa una scatola vuota che finisce per giustificare qualsiasi posizione politica purché sia vista non come imposizione governativa, ma come scelta libera del mercato (che oggi non ha nulla di libero).
La mia idea è allora questa: presto la dottrina libertaria sarà usata dal “sistema” proprio per assicurarne la sopravvivenza. Un trojan horse ben architettato. La dottrina sarà chiaramente epurata da tutti gli elementi più sovversivi, integrando a piccole dosi le posizioni conservatrici e liberali più affini alla libertà libertaria, quella del “libero mercato”.
In questo senso, il libertarismo per normies farà miracoli. Se Trump vincerà le elezioni, sarà facile immaginare l’inizio di un processo di deregolamentazione del governo federale, a cui magari si ispirerà anche l’Unione Europea. Il rapporto Draghi già lo anticipa: “ci sono troppe leggi, serve più mercato”.
Così, il libertarismo potrebbe diventare a tutti gli effetti la nuova “terza via” per mitigare gli animi e portare avanti il progetto globalista. Non attraverso imposizioni e violenza, ma con del gentile nudging psicologico, economico e fiscale. D’altronde, libertarismo o meno: il piano deve continuare. Mentre Israele bombarda contemporaneamente ben 4 nazioni diverse, la Russia e l’Ucraina ancora litigano e l’occidente è ben proiettato verso la demolizione controllata, al “sistema” serve ordine e quiete, non caos.
Col retrocedere dello Stato, avanzerà il libero mercato, che libero però non è. A livello sistemico il mondo è totalmente controllato e assoggettato alla finanza internazionale e a un manipolo di monopolisti tecnocratici, tra cui rientra anche il neo-libertario Mark Zuckerberg.
La dottrina libertaria potrà quindi diventare un cavallo di Troia per consolidare l’assetto già esistente, e di cui ho già discusso, del neofeudalesimo globalista.
Non c'è neanche bisogno di smantellare lo Stato-nazione, perché non esiste più da tempo. Di ciò che era al suo apice (lo scorso secolo), rimangono solo lo scheletro e gli schemi burocratici parassitari sfruttati da coloro che siedono alla testa della piramide.
Chi ha letto “Anatomy of the State” di Rothbard, che espongo anche sulla mia libreria, avrà un’idea molto specifica di Stato. Nel saggio, Rothbard definisce lo Stato come un'istituzione coercitiva che detiene il monopolio della forza in una determinata area geografica. Esso esiste sfruttando la ricchezza prodotta dai cittadini tramite tassazione e usa la violenza (o la minaccia) di essa per mantenere il suo potere e legittimare le sue azioni.
Credo però che oggi l’uso della corcizione non sia più necessario. Perché usare la forza quando si può pagare advertising mirato e raggiungere centinaia di milioni di persone a prescindere da confini geografici e politici? Perché tentare di costringere con la forza bruta le persone a comportarsi in un certo modo, se tutto ciò che serve è il controllo dell’informazione e dell’opinione pubblica? Perfino le guerre oggi sono combattute prima sui social — cioè nella psiche delle masse — che nei campi di battaglia. È prima di tutto il tuo vicino di casa a volerti morto o silente; lo Stato nazione è solo una grande finzione che ancora ci raccontiamo; una reliquia dell’Era Industriale — come la democrazia rappresentativa (che sarà presto hackerata).
Nel saggio “The Sovereign Individual” gli autori predicono che l’Era Digitale porterà con sé la scomparsa dello Stato-nazione. Ne sono assolutamente convinto, ma non nel senso libertario. Non ci sarà alcuna rivoluzione libertaria di massa, ma una naturale contrazione e trasformazione dell’idea di stato; inevitabile dopo un prolungato periodo di espansione. Le entità di potere esisteranno sempre: l'uomo è un animale sociale e tende naturalmente all'aggregazione di interessi comuni.
La conclusione di questa breve riflessione è questa: diffidare delle spinte politiche che cercheranno di integrare le idee libertarie e non innamorarsi delle proprie idee, ma lasciarle fluire ed evolvere. L’Era Digitale impone riflessioni escatologiche, prima ancora che politiche. Il Regno promesso è quello dell’anarchia, che prima di tutto dev’essere però intellettuale, spirituale e tecnologica. La forma politica è irrilevante e rispecchierà sempre e soltanto lo spirito del tempo (cioè la psiche collettiva).
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È la scuola di Salamanca la base ideologica originaria non l’illuminismo.