Crypto Wars e dollaro digitale: Trump scompiglia le carte
Il cielo nuvoloso negli Stati Uniti mostra sprazzi di sole, mentre in Europa cade una pioggia incessante che ci fa affondare in una palude regolatoria.
La presidenza Trump ha pochi giorni di vita e sui social incalzano i video in cui firma tonnellate di Executive Orders — ordini esecutivi con effetto di legge emessi direttamente dal presidente degli Stati Uniti al governo federale.
La mente-alveare cibernetica sembra gradire il ritualismo, trasformandoli subito in meme: video ASMR col rumore bianco della firma, false lastre della mano di Trump, storpiata dalle troppe firme ed executive orders per ristabilire l’uso della parola nigger.
Oltre al meme, ogni firma è però anche il domino iniziale di una reazione a catena che produrrà effetti tangibili sul contesto sociale e giuridico americano (e quindi europeo) nei prossimi mesi e anni. Almeno un paio di questi dovrebbero interessare da vicino noi schizo-cybernauti.
Ross Ulbricht è libero
Il primo, da cui vale la pena partire, è l’EO per la liberazione di Ross Ulbricht, fondatore di Silk Road. Come promesso in campagna elettorale, il 21 gennaio 2025 Trump ha concesso a Ross la grazia completa e incondizionata.
Per chi non lo sapesse, Silk Road fu un mercato digitale lanciato nel 2011 da Ross Ulbricht, che operava su darkweb attraverso il browser Tor. La logica dell’e-commerce era semplice, ma estremamente innovativa e fuori dagli schemi: chiunque poteva vendere qualsiasi cosa, in modo anonimo, usando Bitcoin. Una sorta di eBay, ma molto più basato. Purtroppo, Silk Road diventò presto famoso per il commercio di beni e servizi illegali — in particolare droghe — proprio grazie al grande anonimato che il software garantiva.
Dopo una serie d’indagini, Ross fu trovato e condannato a due ergastoli e 40 anni per la sua presunta responsabilità nel facilitare crimini come traffico di narcotici, riciclaggio di denaro, hacking informatico e traffico di documenti falsi.
La sua liberazione, dopo 11 anni di carcere, arriva in un momento estremamente delicato nel settore delle cryptovalute e dello sviluppo di software per la privacy.
Un momento critico per le crypto e la privacy
Le cause penali contro i fondatori di Tornado Cash e Samourai Wallet — di cui abbiamo già discusso insieme — rischiano di sfasciare l’intero ecosistema della privacy finanziaria online. Per fare un’estrema sintesi: tutti questi sviluppatori sono attualmente imputati per aver favorito coi loro software open-source reati come riciclaggio di denaro.
Similmente a quanto accaduto per Ross Ulbricht, l’idea dell’accusa è che avendo sviluppato software in grado di garantire l’anonimato e la trasmissione non tracciabile di cryptovalute, abbiano facilitato attività di riciclaggio di denaro e siano quindi loro stessi responsabili.
Uno degli sviluppatori di Tornato Cash, Alexey Pertsev, è già stato condannato in Europa per non aver implementato misure tecniche per controllare l’origine dei fondi e l’identità di coloro che li stavano trasferendo. Gli altri attendono invece giudizio negli Stati Uniti.
È facile comprendere il motivo per cui i procedimenti penali di Tornado Cash e Samourai Wallet siano particolarmente significativi per la nostra sovranità digitale. Una condanna, come già accaduto per Ross Ulbricht, sarebbe equivalente a criminalizzare privacy e anonimato. Nessuno sviluppatore si azzarderebbe più a creare software open source per proteggere l’identità e la privacy delle persone, specie nel settore delle cryptovalute.
La situazione è grave, ma esistono spiragli di luce: proprio lo stesso giorno della liberazione di Ross Ulbricht è arrivata una sentenza indirettamente connessa al caso degli sviluppatori di Tornado Cash nel caso Van Loon v. Dipartimento del Tesoro.
I giudici della Corte d'Appello del Quinto Circuito degli Stati Uniti hanno stabilito che la decisione dell’OFAC (Office of Foreign Assets Control, Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti) di sanzionare e bloccare la diffusione del codice sorgente di Tornado Cash è illegittima.
Secondo la Corte il codice di Tornado Cash, come in generale gli smart contract, non può essere considerato “proprietà”, perché non è posseduto o controllato da alcuna entità. Essendo software decentralizzato e non nella diretta disponibilità di un singolo ente, non rientrano nella definizione di “proprietà”. Secondo la Corte, l’OFAC ha quindi ecceduto i propri poteri designando Tornado Cash come proprietà degli sviluppatori.
La sentenza è un importante precedente a favore dello sviluppo e utilizzo di software decentralizzato e open-source per la privacy e anonimato. Secondo questa sentenza, le autorità dovranno infatti perseguire i singoli utenti che usano il software per attività illecite, senza colpire la tecnologia in sé o i suoi sviluppatori — che non ne hanno il controllo.
Purtroppo, sembra per ora che il Department of Justice abbia rigettato la recente mozione di Roman Storm (uno dei fondatori di Tornado Cash) per respingere l'atto d'accusa sulla base di questa sentenza. Secondo loro, non avrebbe alcuna rilevanza per le accuse penali contro Storm. Tuttavia, è indubbio che è un precedente rilevante che potrebbe essere usato a favore di Storm nel corso del giudizio.

Il futuro della sovranità digitale
Un’altra buona notizia per l’ambito della sovranità digitale (che è sovranità umana) arriva dall’Executive Order del 23 gennaio — intitolato “Strengthening American Leadership in Digital Financial Technology”.
L’EO ha lo scopo di rafforzare la leadership degli Stati Uniti nel settore delle criptovalute e delle tecnologie finanziarie digitali. Ci sono alcuni punti chiave interessanti, che vanno direttamente contro alle politiche degli ultimi due anni:
Tutela dell'uso delle blockchain pubbliche: garantisce il diritto di sviluppare software, fare mining/validazione, transare liberamente e mantenere la custodia autonoma degli asset digitali senza censura.
Promozione degli stablecoin legati al dollaro: sostiene la crescita di stablecoin regolamentati per rafforzare la sovranità del dollaro nel panorama digitale globale.
Divieto delle CBDC (Central Bank Digital Currencies): blocca lo sviluppo, l’emissione e l’uso di valute digitali della banca centrale negli USA, citando rischi per la privacy, la stabilità finanziaria e la sovranità nazionale.
Inoltre, annulla l’Executive Order 14067 emanato il 9 marzo 2022 da Biden e il Framework sulla cooperazione internazionale sui digital assets del Dipartimento del Tesoro. Entrambe le leggi miravano a rendere più “sicuro” il settore delle cryptovalute e degli asset digitali, incentivando la “cooperazione internazionale”.
Con questi atti l’amministrazione statunitense si impegnava a collaborare con la Financial Action Task Force (FATF) per implementare misure antiriciclaggio e antiterrorismo più stringenti — cioè più sorveglianza finanziaria e più repressione. Chi mi legge da un po’ di tempo conosce bene i rischi legati alle normative antiriciclaggio (AML) e agli inganni dietro alle raccomandazioni del FATF.
In sintesi, l’Executive Order di Trump segna un netto cambio di direzione, con un approccio pro-crypto che sottolinea l’importanza della libertà finanziaria piuttosto che della repressione e sorveglianza. Molto rilevante anche il divieto espresso di proseguire con il progetto di dollaro digitale — da molti (me compreso) ritenuto un grave rischio per la libertà degli individui.
L’Europa rimane bloccata nel fango
E se negli Stati Uniti il cielo è nuvoloso, ma con sprazzi di sole, sull’Europa cade invece una pioggia incessante che ci fa affondare in una palude regolatoria, per ora, senza alcuna speranza di cambiamento.
La Commissione e il Parlamento Europeo recepiscono senza fiatare qualsiasi direttiva della Financial Action Task Force, con un processo non democratico destinato a eliminare anno dopo anno ogni spazio di anonimato finanziario.
Diversamente dal dollaro digitale, i lavori sull’euro digitale proseguono senza alcun reale dibattito politico. La Banca Centrale Europea ha deciso che si deve fare, e quindi si farà. Paradimatico anche che l’unico sviluppatore di Tornado Cash già condannato, sia anche l’unico residente in Europa. Come se non bastasse, la normativa asfissiante in ambito crypto ha bloccato sul nascere ogni tentativo d’innovazione.
Le cryptovalute e la crittografia end-to-end sono oggi i due pilastri della libertà digitale. Una libera le transazioni finanziarie, l’altra libera la comunicazione. Insieme, creano un ecosistema in cui la sovranità individuale viene esercitata digitalmente senza confini, senza censure, senza sorveglianza.
Se con Biden gli Stati Uniti e l’Unione Europea sembravano allineati e concordi nel cercare di limitare il più possibile questi nuovi spazi di sovranità digitale, con la seconda amministrazione Trump sembra intravedersi uno scisma tra i due poli.
La speranza è che i piccoli, ma rilevanti, segnali che arrivano dagli Stati Uniti possano fare breccia anche nel cielo fosco europeo, risvegliando le coscienze e lasciando intravedere che può esistere un mondo diverso rispetto a quello dell’obbedienza algoritmica immaginato dai poteri apicali dell’Unione Europea.
Le Crypto Wars non sono solo una battaglia sulla tecnologia finanziaria, ma l’ultima guerra per la sovranità digitale. L’esito dello scontro definirà comunque se il futuro apparterrà a individui liberi o a tecnocrazie burocratiche che usano la tecnologia come strumento di totalitarismo.
Se vuoi saperne di più sulle Crypto Wars, leggi qui:
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